domenica 15 marzo 2009
Ritaglio superstite: "Chi s'è arreso alle armate del Papa". Era il titolo ("Stampa", 21/2, p. 32) con cui il prof. Ainis deplorava l'attuale resa dei laici all'arrogan-za della Chiesa di oggi, molto diversa " scrive " dall'atteggiamento di quella di ieri, per esempio degli anni '70, provato per lui da una lettera del 1976 del vescovo Clemente Riva ad Aldo Moro. Egli vi legge un «clima che oggi non sapremmo neanche immaginare», compresa l'accettazione rispettosa della legge sul divorzio. Già: per Ainis allora la Chiesa «rispettava le nostre istituzioni», e invece oggi le disprezza. Scarsa memoria! Ainis, allora ventenne, non ricorda l'opposizione forte della Chiesa di Paolo VI prima attraverso i parlamentari nel 1970 e nel 1978, poi nei referendum del 1974 sul divorzio e 1981 (con Giovanni Paolo II) sull'aborto. Allora, di fronte a fenomeni di massa come lo sfasciamento delle famiglie e l'aborto clandestino, l'opposizio-ne della Chiesa comportò anche sospensioni a divinis e licenziamenti ecclesiastici dei dissenzienti, oggi neppure immaginabili. Oggi la Chiesa, per esempio su Pacs e annessi gay, e sul testamento biologico continua a ricordare la sua dottrina, ma la legge non c'è ancora, si tratterebbe di farla, e i due fenomeni, soprat-tutto il secondo, non sono di massa, anzi" Ha o no diritto, la Chiesa intesa anche come Papa e vescovi, di far conoscere il suo parere? O la laicità voluta da Ainis esige che sia ridotta al silenzio? Qui è il punto: memoria corta e furbastra che falsifica i fatti storici, e giochi di parole che riservano la libertà a chi la pensa al contrario della Chiesa, sono solo due imbrogli.
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