mercoledì 29 agosto 2012
Agosto: ogni anno rievocazioni parallele della scomparsa di De Gaperi (1954) e Togliatti (1964) e ora elenco incrociato a più voci. L'ultima ieri sull'"Unità" (p. 15) Laura Pennacchi: "Le convergenze in economia tra De Gasperi e Togliatti". Molte forzature… Altro: intelligente e provocatorio su "Europa" (22/8, p. 3) Lorenzo Biondi: "Giornale che vai Alcide che trovi". Ancora. Carlo Sini: "Il caso Togliatti e l'uso critico della ragione" ("Unità", 27/8, p. 5). Stesso giorno Dino Messina ("Corsera", p. 29, "De Gasperi e Togliatti: quei padri ingombranti") così riassunto: «la loro eredità fa litigare (all'interno) destra e sinistra: il destino parallelo di due leader che disobbedirono alla rispettive chiese». Molte le provocazioni motivate. Ancora "Unità" (25/8, p. 16) Arturo Parisi: "Togliatti non appartiene all'eredità del Pd", e ("La Stampa" 26/8, p. 7) Fabio Martini: "L'elogio di Togliatti aumenta le distanze tra Pd e prodiani". A ciascuno le sue ragioni. Difficile tuttavia alla luce dei fatti non rilevare che la distanza ideale tra i due è davvero grande. I valori e le idee guida di De Gasperi sono ancora validi in almeno mezzo mondo, quelli di Togliatti, salvo un teorico sentimento morale di giustizia e liberazione degli oppressi, sono crollati in teoria da sempre e in pratica sotto il muro di Berlino. Se un qualche "socialismo" ideale e politico è vivo, è appunto quello che, da Turati in poi e fino a Dubcek ha resistito a quello vissuto e teorizzato da Togliatti, poi nei fatti rivelatosi un inganno. Quanto poi alle «disobbedienze alle rispettive chiese» in Togliatti non ce ne furono, e nell'unica, marginale e occasionale segnalata nella sua biografia, De Gasperi ebbe dalla sua la dottrina della libertà cristiana vera. Una bella differenza!
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI