giovedì 16 luglio 2009
«Dario Fo santo subito»: Aldo Grasso ("Magazine", 7/7, p. 22) ironizza così sulla «vocazione alla sofferenza» del notissimo attore più longevo in scena di Fidel Castro, e Nobel per la letteratura, che lamenta di essere censurato. Tutto nasce, scrive Grasso, dalla pretesa di Fo di mettere in scena ad Assisi, davanti alla Basilica di S. Francesco, un «monologo su Giotto» per dimostrare che gli affreschi della Basilica attribuiti a lui non sono suoi. Voleva denunciare il falso artistico di una tradizione di sette secoli rappresentata oggi dai padroni di casa, frati francescani e vescovo di Assisi, e lo voleva fare in casa loro. Ovviamente ha ricevuto un rifiuto, dai frati e da mons. Sorrentino! In Comune, ad Assisi, erano pronti ad offrirgli un'altra piazza, poco distante, ma lui ha fatto l'offeso rifiutando e strillandosi perseguitato dalla censura. Leggi e noti che la pagina di Grasso ha al centro la foto di Fo che fa la linguaccia. Con ragione, perché stesso "Magazine" (p. 34, "Contrappassi") arriva Paolo Conti che difende l'attore e rimprovera vescovo e frati per la grande «occasione perduta»: una «lezione» di Fo «sugli affreschi della Basilica»! Che dire? Malpelo qui è dalla parte di Grasso, ironico e severo con Fo e le sue manìe, e a Paolo Conti offre un ragionamento. È vero infatti che il Vangelo " che di sicuro vale per frati e vescovo " dice che se uno ti dà uno schiaffo è bello porgere l'altra guancia, ma pretendere, come qui si fa, che uno il primo schiaffo se lo dia o se lo chiami da solo, e poi porga l'altra guancia per il secondo, è eccessivo. «Pace e bene» per tutti"
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