venerdì 10 aprile 2015
«L'Italia è un paese bellissimo, ma proprio per questo dovete pagare lo scotto delle contraddizioni su tutto». Questa frase, che non è proprio un complimento, me l'ha detta una giovane blogger americana che ama l'Italia. E ogni lato che osserva la diverte. Fra una manciata di giorni si aprirà l'Expo, che è un evento mondiale, ma sembra che la soddisfazione, fino all'ultimo, sia denunciare che qualcosa non va.Se i media sono lo specchio del popolo, è vero anche che il popolo ragiona con i tam tam dei media, che almeno dettano l'agenda delle chiacchiere al bar. Siamo un Paese bellissimo, che deve continuamente affrancarsi dall'indolenza. Come la faccenda della "Xylella fastidiosa" in Puglia, per la cui causa la Francia ha chiuso le porte a 102 prodotti pugliesi. E la Ue le ha dato ragione. Come Ponzio Pilato ha scritto la Coldiretti.Sì, un po' è anche questo, ma nell'ottobre del 2013 io ero nel Salento, e si cominciava a parlare e a vedere una realtà che oggi è sotto gli occhi di tutti. Ho un amico che ha degli ulivi in quella zona e gli ho chiesto: «Che hai fatto in questi due anni abbondanti?». «Ho curato gli ulivi, perché se c'è un problema bisogna comunque affrontarlo», ha risposto. E il risultato? «La malattia si è fermata». E allora perché siamo arrivati alle croci rosse sugli alberi infetti, come una spada di Damocle che li vorrebbe distruggere?È la contraddizione italiana: il patrimonio di tutti viene ucciso dall'individualismo, da chi pensa a un suo tornaconto. Lo pensa il padrone di ulivi semi-abbandonati della seconda o terza casa; lo pensa chi immagina l'equazione disgrazia agricola uguale contributi; ma a questo punto non posso immaginare cosa abbia pensato l'amministratore di ogni ordine e grado se oggi dobbiamo prendere atto di un disastro. E intervenire prima? È tutto molto complesso, vien da rispondere alla blogger americana, quasi a voler spostare il problema. Anche noi, nel nostro piccolo, per non affrontare alcunché. Si chiama omertà tutto questo, ma potrebbe chiamarsi anche omissione d'atti di ufficio, o cosciente incuria ai danni di un patrimonio pubblico.Certo, l'attendismo su certe situazioni gravose è preoccupante, così come lo è il desiderio che nulla di buono emerga da un Paese che altri hanno costruito dopo la guerra, mentre a noi resta soltanto un paventato declino "per vedere l'effetto che fa". L'atteggiamento verso l'Expo dà questa impressione e fa male. Anche perché, parafrasando il Papa quando il 7 febbraio ha parlato della terra, bisognerebbe riflettere sul fatto che anche i successi (e l'acquisizione di un Expo ed i suoi sviluppi è uno di questi) sono soltanto un prestito che ci hanno dato i nostri figli. Vogliamo davvero consegnare loro il nulla?
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