domenica 2 luglio 2006
Ai «valori mutati della sinistra» il Corriere della sera dedicava (lunedì 26) un fondo di Ernesto Galli Della Loggia, che prendeva spunto dall"oblio in cui sono cadute da anni le "profezie" di Pier Paolo Pasolini circa la deriva della sinistra verso una «ideologia edonistica», consumistica e morale. Il fondo, però, taceva sugli aspetti più clamorosi di quella deriva, che abbandonati la lotta di classe e l"egualitarismo, vanno dal divorzio ai pacs, dall"aborto alla provetta e alla clonazione, appartenendo tutti alla sfera della sessualità e avendo il loro punto di forza e di visibilità nella "normalizzazione" dell"omosessualità e delle altre «sessualità eccentriche». Quest"ultima definizione (Liberazione, venerdì 23) è della femminista Beatrice Busi, la quale, in un saggio sulla «Bio-politica» e rifacendosi a Michel Foucault, pareva voler fornire in anticipo al Corriere le ragioni filosofiche del mutamento di «valori» della sinistra. La biopolitica, o "biocrazia", è lo studio delle ragioni delle decisioni politiche concernenti le scienze della vita e della salute ovvero del governo della vita «per una radicale trasformazione dell"esistente». Il suo concetto centrale è «la teoria di Foucault» sull"«importanza assunta dalla sessualità come oggetto di scontro politico». Nella sua "Storia della sessualità" Foucault scrive: «Si potrebbe dire che al vecchio diritto di far morire o di lasciar vivere si è sostituito un potere di far vivere o di respingere nella morte [...] ora ricoperto accuratamente dall"amministrazione dei corpi e dalla gestione calcolatrice della vita». Constatazione impeccabile. La Busi nota: «Il passaggio di consegne dal potere sovrano al biopotere si articola in due forme: una "anatomo-politica del corpo umano"», che fa pensare subito alle norme di legge sul prelievo degli ovociti dal grembo femminile, ma che è anche «impegnata nel processo di normalizzazione delle sessualità»; e in «una "biopolitica della popolazione", ovvero nella creazione di un apparato di sapere e potere che passa attraverso fenomeni di "statalizzazione del biologico"», in cui si possono riconoscere aborto di Stato, legislazione sulla riproduzione assistita, legittimazione della clonazione e infine il riconoscimento del potere sovrano e assoluto di tecnologia e scienza. Conclusione: «Ci si serve del sesso come matrice delle discipline e principio delle regolazioni». Vuol dire che, raggiunta «la politicizzazione del sesso e delle relazioni», la sinistra orfana di Marx è passata dalla lotta di classe alla lotta di sesso.INGIUSTO AGGRESSORE?Aveva detto a Libero (domenica 25) il prof. Giorgio Pardi, «medico laico» della clinica Mangiagalli di Milano: «Considero l"aborto un omicidio per legittima difesa». Replica (venerdì 30) un lettore di Ancona: «L"aborto è un omicidio! Punto». Però «solo lo stupro può giustificarlo». Ma nessuno ha fatto notare che la legittima difesa esige un ingiusto aggressore.
CIVILTÀ MORTALEUn lettore a Repubblica (martedì 27): «Il testamento biologico» è uno di quegli «argomenti che distinguono la civiltà di un Paese». Risponde Corrado Augias: è «un atto di civiltà». Anche l"aborto fu definito "conquista di civiltà". Strano che tutta questa civilizzazione abbia sempre un legame con la morte.
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