sabato 11 luglio 2009
La prima cosa che colpisce chi arriva all'Aquila è il suo silenzio. Nella cerchia attorno alla parte centrale della città dove ogni cosa è distrutta, non c'è più soffio di vita. Le abitazioni hanno tutte subito l'urto di quel mostro invisibile che in una notte le ha ferite. Ora esse portano le loro piaghe esposte, a noi sembra, senza più vergogna né pianto perché il tempo così lento a passare sembra aver lasciato in ombra le forti speranze dei primi giorni.
In questo deserto di vita è rimasta in piedi, unica fra le tante chiese della città, quella di S. Francesco d'Assisi in Pettino. I frati non possono ritornare nel loro vecchio convento distrutto dal terremoto e di tanto in tanto si ritrovano qui a celebrare una Messa davanti alla fila di banchi vuoti. Nelle case attorno non c'è più nessuno. Voi dove dormite? «Quattro hanno trovato una sistemazione in un treno nella valle qui sotto, altri un po' qua e là.»). Nel loro saio colore delle castagne mature, non si lamentano. È la povertà di S. Francesco. E poi racconta uno di loro: la città è cosciente di questa forza della natura che vive al disotto delle sue case, dei suoi monumenti e ogni volta si ricostruisce. Appena fondata nel 1200 già ebbe il primo terremoto al quale poi seguirono tanti altri, come quello del 1300, del 1600, del 1700, solo per ricordare i più devastanti. «Perché allora ritornare di nuovo a costruire nello stesso posto? Siamo gente di montagna». Intanto i signori del G8 parlano di clima, di pace nucleare, di risorse e di rinascita proprio in questo angolo di terra dove la rinascita richiama ad atti concreti e visibili, superando questa difficoltà economica che ha colpito il mondo occidentale e più ricco. Per gli altri sei miliardi di poveri c'è già la fame di tutti i giorni da sopportare! Allora dove trovare il denaro per aiutare questa parte del mondo a rialzarsi, a costruirsi una vita che abbia decoro e ragione di esistere? In una tenda accanto alla chiesa, una iniziativa del Comitato per una Civiltà dell'Amore (via Doganale, l, 00043 Ciampino Roma) promuove il suo programma di conversione delle armi nucleari in energia di pace e in aiuti allo sviluppo del Sud del mondo. Il suggerimento ai Grandi del G8 è di prendere una coraggiosa decisione nel destinare ai Paesi poveri parte delle risorse che scaturiscono da quel disarmo delle testate nucleari sul quale ormai le grandi potenze hanno preso accordi.
Progetto iniziato ancora nel 1987 da un gruppo di studiosi italiani tra cui il fisico Amaldi, aggiornato e riproposto, si basa su tre presupposti essenziali: il disarmo dell'arsenale bellico tramite lo smantellamento delle testate nucleari, l'utilizzo del materiale nucleare per produzione di energia e infine l'utilizzo degli ingenti benefici economici derivanti dal reimpiego del suddetto materiale per il sostegno di un progetto di sviluppo per la povertà nel mondo. La strada è lunga, ma è l'unica percorribile per risolvere due grossi problemi, cioè la distruzione di armi di guerra che non lasciano speranza alcuna per la nostra terra, e la possibile soluzione per un'armonia di popoli che si facciano carico tutti assieme per una vita più dignitosa e più illuminata.
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