martedì 16 novembre 2004
Napoli d'una volta: "Vide "o mar, quant'è bello!" Poi venne Omar Sivori: "Vide Omar, quant'è bravo!" Altri "mari", altri "Omar". Ieri "Unità, p. 1 - "Anche se Dio non esistesse" - un Omar "laico", cognome Calabrese, spiega che tutti debbono essere come lui. Sfoggia greco e latino, ma è un po' impreparato, e infatti cita "etsi Deus non existet", futuro indicativo per il congiuntivo imperfetto. È il meno. Il più è che se ha ragione lui con le sue acrobazie ogni credente, di fronte allo Stato e ai suoi ordinamenti, diventa cittadino di seconda classe. Infatti sostiene serio che quando si tratta di proporre e votare le leggi dello Stato il credente deve fare a meno di pensare con la propria testa e decidere con la propria coscienza per trovarsi d'accordo con lui. E perché? Perbacco, perché lui è "laico"! E così ne risulta uno Stato che rispetta sì, la libertà di coscienza, ma solo se è "laica", nel senso di non credente in Dio, e ciò a priori, per principio, e non dopo confronto democratico, per cui il voto di coscienza di ciascuno si conta, e la maggioranza vince. Così sono liberi di pensare con la loro testa e di decidere con la loro coscienza solo gli Omar Calabrese e quelli come lui. Gli altri? Zitti e obbedienti: al seguito. E mai che venga in mente, agli Omar, che i credenti possono arrivare a certe conclusioni, per es. sull'aborto - lui lo chiama "diritto" - anche per ragioni del tutto razionali, e che infatti un non credente come Norberto Bobbio la pensava, in argomento, proprio come i cattolici. No. Laici, ma totalitari in pectore. Omar! Omar! Da Posillipo a Sivori, a Calabrese: una scivolata.
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