giovedì 18 luglio 2019
«Un giorno che celebra bene il vivere insieme nella diversità». Così il ventisettenne Wael Al Essa racconta la sua laurea magistrale in Medical Biotechnologies a Novara, Università del Piemonte Orientale. Un biennio normale – con già una borsa vinta per una ricerca in ematologia per l'anno prossimo –, segnato dallo studio intenso, ma anche dagli amici italiani e internazionali (con Wael ieri si sono laureati ghanesi, indiani, libici e pachistani). La particolarità sta nel fatto che il giovane, della minoranza siro-ortodossa, viene da Homs, una delle città martire della Siria, dove ha studiato Farmacia. È uno dei 32 studenti, 8 dei quali all'università piemontese, che dal 2016 sono venuti in Italia a studiare. Spiega Gianluca Gaidano, presidente della laurea e delegato all'internazionalizzazione: «Siamo partiti con l'Università Cattolica, ora si sono uniti altri sei atenei. Si tratta di "corridoi educativi" che anche il Parlamento europeo ha incoraggiato». A settembre arriveranno altri 11 studenti. L'idea nasce al monastero di Mar Musa di Paolo Dall'Oglio: «È stata l'intuizione di padre Mourad, rapito dall'Isis nel 2013, di dare un futuro ai giovani, per poi tornare in Siria». Vengono in Italia con visti di studio, alloggiano presso privati o residenze universitarie.
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