martedì 4 giugno 2013
Ieri, 3 giugno, quaggiù era il 50mo del passaggio di Giovanni XXIII alla vita eterna lassù sotto lo sguardo partecipe del mondo intero. Era il Papa che l'11 ottobre 1962 nel discorso "della Luna" aveva ricordato sorridendo: «La mia persona… conta niente!». Poche parole, con dentro la sostanza del segreto della permanenza della Chiesa in 20 secoli spesso burrascosi. E in realtà qui è anche il segreto della "rinuncia" di Benedetto: Lui sapeva e sa che la vera guida della "barca di Pietro" è Cristo stesso, anche quando ci pare "addormentato" nella tempesta più buia. Perciò in quei giorni si parlò sorridendo della "pennichella" di Dio. Papa Giovanni, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto e ora Francesco: persone importanti agli occhi degli uomini sia all'interno che all'esterno della Chiesa, ma "sub specie aeternitatis", cioè con lo sguardo all'essenza della realtà ultima, la fede ci dice che "contano niente", e la storia di duemila anni dice anche che alcuni di questi più che 250 successori di Pietro hanno contato meno che niente, per certi aspetti di cui poi si è chiesto perdono. Questo messaggio è della fede, ma oggi non è solo storia: è anche cronaca. Qualcuno (ieri, "Corsera", p. 18, a firma di Luigi Accattoli: «Il mondo prega con il Papa in silenzio per venti minuti») se ne è accorto: «Francesco ha celebrato senza parlare». Il Papa ha voluto una celebrazione "univoca" in tutto il mondo, ma la sua "voce" non ha pronunciato alcuna parola sua: Lui e tutti i fedeli del mondo in silenzio adorante davanti a Gesù Cristo, il Verbo di Dio, la Parola che ha creato e che salva il mondo. Così: l'altra sera la Luna era la Chiesa intera, e rifletteva silenziosa i raggi del vero unico Sole… Forse un "unicum" in venti secoli. Che bellezza!
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