domenica 21 marzo 2010
«L''etica civile in frantumi», "Corsera" (p. 1). Ieri mi ha colpito questo titolo per una riflessione di Giuseppe De Rita, da sempre disincantato e lucido anatomista di fenomeni sociali. «Frantumi»? Puoi pensarci in bene, e allora ricordi san Paolo, «Ora vediamo come in uno specchio" quasi in frantumi», per sperare in un futuro «faccia a faccia» liberatorio, ma puoi girarla anche in negativo e i «frantumi», o anche peggio, li trovi ad ogni pagina quotidiana. Sempre ieri per esempio ("D La Repubblica", p. 266, "Assenza di gravità") a un lettore che lo interroga sulla possibilità di costruire un futuro più sensato, il filosofo della Ditta risponde che la speranza è «tra le parole della passività», e che la realtà dice che ci «manca il fine, manca la risposta al perché" i valori supremi perdono valore» e vuol dire che il «nichilismo» è stravincente, sebbene «combattuto dall'ottimismo cristiano». Tu leggi e pensi alle critiche che cascano addosso al Papa o a uomini di Chiesa non appena segnalano proprio il pericolo del «nichilismo». Ecco: frantumi" E allora capita che su un giornale leggi una condanna energica di chi «sputa sui preti», ma poi sempre lì trovi uno sputo su un Papa. Frantumi" E allora, sempre ieri, leggi che un «nuovo sottosegretario sogna un bordello in ogni bar» ("Europa", p. 1), e non solo, ma «anche nei ristoranti» ("Repubblica", p. 7). Frantumi" E allora? Allora per fortuna ("La Stampa", "Tuttolibri", p. XV) trovi la bella testimonianza di Padre Sorge, su «Paolo VI che testimoniò l'agonia della vita, non della morte». Ecco: dai frantumi al faccia a faccia: è la speranza che non delude"
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