sabato 29 dicembre 2018
Qui giovedì in “Agorà” (p. 22 intera: «Utopia: lo spirito di Bloch cento anni dopo») bel ricordo di Marino Freschi per la vita e l'opera di Ernst Bloch (1885-1977), filosofo di ispirazione marxiana, ma del tutto estraneo al marxismo realizzato, anche perché la sua opera principale “Das Prinzip Hoffnung” non tratta di politica o di rivoluzione, ma di vita e grandezza dell'uomo. Tesi centrale di Bloch: alla base di ogni attività veramente e degnamente umana c'è il “nucleo” della speranza... Anche sulle sue tracce a fine anni 60 il teologo evangelico Jurgen Moltman elaborò quella che si chiamò Teologia della speranza, ancora oggi di rilievo e importanza per tutti i credenti. Ritrovare così Bloch su “Avvenire” per me è bello. Infatti, nel 1973 – allora insegnavo teologia – il mio primo libro, edito dalle Paoline di Modena, fu “Cristo Speranza delle speranze umane” (pp. 150, con bibliografia internazionale di più di mille voci). In esso un capitolo centrale era dedicato proprio all'opera di Bloch, ma con lo scopo di condurre il lettore alla radice vera di tutte le vere speranze umane in Gesù Cristo, Dio fatto uomo e Salvatore del mondo. Lo confesso, ora mi sono accorto di non avere neppure una copia di questo mio primo libro: più volte regalato o prestato, ma sempre senza ritorno... Ecco la richiesta: se qualcuno ne trova una copia, magari in qualche biblioteca o in un deposito delle Paoline sarà una gioia riaverlo e compensare l'acquisto... E dopo la richiesta la riflessione: davvero la Speranza – in apparenza come ha scritto Charles Peguy la più piccola delle tre virtù – in realtà è quella più essenziale. Se non si ha speranza la fede diventa cieca e tormentosa: «Anche i demoni credono» (Gc. 2, 19). E senza una qualche vera speranza, non ha pieno senso neppure l'amore per gli altri.
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