domenica 12 maggio 2013
A Gerusalemme non sono mancati momenti di tensione. Sono rientrati a Cafarnao. Andrea è andato a prendere un po' di pane da Samek il Siro. Il mercante lo ha salutato come sempre, pieno di ossequi con la bocca senza denti e le due braccia alzate con le monete tra le tre dita della mano sinistra. Due le ha lasciate in battaglia, racconta, ma nessuno ci crede. Falso come una scimmia. Però prima che Andrea ritiri il sacco ha preso da sotto il banco un pane speziato, di quelli più pregiati. Con la mano svelta e rugosa lo ha infilato rapido. «Questo è per il Nazareno, digli: da parte di Samek, che ha un figlio perso nei brutti sogni». Andrea è immerso in questi pensieri. Per poco non cade inciampando in qualcosa che striscia a terra. Una donna, coperta di stracci e con le gambe morte. Magrissime, escono da sotto la parte lurida e sfilacciata del vestito come due bastoni arrossati. Lei si volta da terra in su, lo fissa con gli occhi feriti dal sole. Pupilla bianca, cieca. «Dov'è il Nazareno?», chiede brusca. Figure sbucano dagli angoli. Persone curve, donne gonfie. Uomini con le orbite vuote e la fronte alta tirata via al cielo. Labbra rotte, monconi di persone. Simon Pietro è sulla porta fermo come un albero. Andrea arrivando guarda il fratello, uno scambio muto: «da dove tutti questi?».
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