venerdì 8 ottobre 2021
Nel fondo della mia provincia umbra, negli anni dopo la guerra, il solo teatro che era possibile vedere erano due compagnie "di giro" che ogni anno, d'inverno, vi sostavano per poche rappresentazioni: la compagnia di teatro siciliano di Angelo Musco e Rosina Anselmi con le sue farse (Musco era morto, sostituito da Turi Ferro, ma la maestosa Rosina era ferma al suo posto di capocomico e di prima attrice comica) e quella di Bianca D'Origlia e del cavalier Bruno Palmi, che metteva in scena degli improbabili Shakespeare insieme a Sem Benelli e D'Annunzio e alle vite di Sante e di martiri e, se era vicina la Pasqua, un Christus interpretato dal vecchio Palmi che parlava come nelle Bibbie più antiche: «imperocché imperocché io vi dico...». Ricordo un Romeo e Giulietta in cui Romeo era il vecchio Palmi e Giulietta la figlia Anna Maria mentre la signora Bianca faceva la nutrice... Una delle ragioni per cui, tanti anni dopo feci subito amicizia con Carmelo Bene fu che, coetanei, avevamo entrambi conosciuto il teatro attraverso la D'Origlia-Palmi, godendone come di una straordinaria sopravvivenza del teatro ottocentesco. Lui ne fece l'uso che si sa, io, per fortuna del pubblico, pensai ad altro. Negli anni cinquanta a Roma la compagnia ebbe in gestione un teatrino a Borgo Santo Spirito, in territorio vaticano, con un repertorio rigorosamente edificante. Negli anni in cui studiavo da assistente sociale lo frequentai assiduamente e imparai a riconoscere alcuni degli spettatori più fedeli: Carmelo Bene per primo e poi - un amico me li indicava - Arbasino, Paolo Poli (che rifece una loro Rita da Cascia spingendola molto sopra le righe), Sylvano Bussotti, Vito Pandolfi e una volta vi riconobbi Flaiano. Si venne alle mani più volte, e due volte c'ero, con un gruppo di cretini scesi dai Parioli a sghignazzare durante la rappresentazione, nella convinzione di essere tanto moderni... Anni dopo Nino Bizzarri fece per la tv un bel documentario sulla storia della compagnia che si chiamava, ricordo, Ombre lucenti, saccheggiando l'archivio e i ricordi di Carmelo, e per fortuna qualcosa di quella storia è rimasto. Con la D'Origlia-Palmi fecero le prime prove attori come Gian Maria Volonté, e Carmelo ne prese molti per il suo teatro e per i suoi film, a cominciare dalla stessa Anna Maria. Con la D'Origlia-Palmi una generazione poté apprezzare il teatro di un secolo prima, e c'era tanto da impararne, come ha dimostrato il più geniale attore-autore-regista del nostro Novecento.
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