mercoledì 17 agosto 2016
Era pigro come un materasso ed il suo corpo era sempre conteso tra una poltrona e un'amaca. Per contro, la sua mente non voleva mai andarsene in vacanza, tutt'al più in altalena. Frequentemente, senza la compartecipazione del corpo, il suo ruminar pensieri sgattaiolava come l'argento vivo. Un matrimonio strano, quello tra la sua mente e il suo fisico, che però durava da decenni senza smagliatura alcuna. Fu lì che incominciò a seguire i rivolgimenti della cultura contemporanea. Aveva imparato, o così gli sembrava, che il genere è un fatto culturale e non biologico. Preso in parola l'assunto, incominciò a sembrarsi, quasi rigorosamente, maschio o femmina a mesi alterni. «Sarà il segno dei tempi» pensò e non vi diede molto peso. Senonché, sulla scorta delle rimembranze darwiniane e della supremazia della cultura sul dato biologico, incominciò a sentirsi variare, questa volta, anche di specie. Così, a volte, ruggiva leoninamente, altre gloglottava come un tacchino natalizio. Di cosa è capace la cultura! Lui principiò anche a cambiare di regno naturale. Allora c'era la settimana in cui era quercia e quella in cui gli sembrava proprio di essere un sasso. Respirava a pieni polmoni l'opportunità culturale dei suoi anni. Stavolta, però, gli pareva d'essere un ritratto arcimboldesco di Picasso.
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