martedì 10 febbraio 2015
«Se non vai a messa sei uno scemo»: così ieri titolone (“Il Giornale”, p. 9, con bis (“Tempo”) a tutta p. 15: «Chi non va a Messa è scemo». Ma ecco i testi: il Papa ha ricordato (agli scout della Parrocchia romana visitata domenica) il valore della Messa: «Se mi dici “non vado a Messa perché sono stanco” io ti rispondo: sei uno scemo. Perché sei tu che ci perdi. Se vai a Messa ricevi Gesù e sei più forte per lottare nella vita». Un abisso! Malafede, o vera scempiaggine? Certo sul “Giornale” la prima, perché appunto in prima lo “strillo” con rimando a p. 9 è questo: «Francesco parla “papale papale”: “Se non vai a Messa sei scemo”». Verissimo falso, e voluta vera falsificazione…Ieri (gli estremi si toccano sempre con malizia, ndr) ci casca anche “Repubblica”. A p. 16 foto, breve nota e conclusione: «In Parrocchia invece il Papa ha incontrato alcuni scout ai quali ha detto che “non andare a Messa è da scemi”». Se chi ha scritto non lo è, allora evidente pressappochismo di mestiere: appena fuoriporta delle proprie idee non capiscono niente e ogni volta che ne scrivono perdono ottime occasioni per dar sfogo alla propria pigrizia di cervello o, al contrario, per informarsi per ben informare. Aveva proprio ragione il grande Indro Montanelli: talora i giornalisti sono quelli che a chi li legge spiegano cose che per primi essi stessi non hanno capito. E perciò aggiungeva sorridendo, ma affondando i denti e citando un altro illustre collega, che per tanti motivi «è sempre meglio fare il giornalista che lavorare». Tornando alla “scemenza”, per certi colleghi vale forse la pena di chiarire con un esempio: se uno dice che si sente debole, senza forze fisiche e senza energie, e perciò decide di non mangiare e di non bere si può sicuramente dire – anche “papale papale” – che fa una scemenza? Sì. Questo ha detto il Papa a Pietralata. Basterebbe ascoltare.
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