sabato 15 settembre 2018
Ieri 5 pagine del “Tempo” sulla Chiesa. Più pagine che lettori, ormai. Ma si dà lezione di Catechismo: «Nulla è cambiato nella Chiesa. Tradito il messaggio di Gesù. E poi a raffica: «Migliaia di denunce da tutto il mondo»... «Il Papa perde i pezzi»... «Scandalose debolezze»... «Ecco i preti maledetti»... «Il dramma pedofilia»... Cronache confezionate con qualche soddisfazione. Da quelle parti si accusa sempre il presente in difesa del passato, ma quando viene alla luce l'oscurità maligna annidata nel passato – decine e decine di anni – si continua a strillare contro il presente e il futuro, la Chiesa di oggi detta “di Francesco”: cliché abituale e accanito, ma in sostanza poco limpido. Vale, e forse fa ancora più male, sempre ieri, “Repubblica” di Roma (p. 1 e ampio interno) un'analisi della storia di Roma a firma di Sergio Rizzo, spesso coraggioso ed equilibrato: «Nella Capitale del potere una città dall'anima doppia». Racconta un libro apertamente duro sul «gravame che la città di Roma ha portato e in parte continua a portare sulle spalle», e cioè la Chiesa del Papa come tale nella descrizione che ne fa «da 1.771 anni», o per lo meno da quasi 2.000, e per la «convivenza» tra «due capitali: quella dello Stato italiano e il Vaticano» che, «pur di dimensioni più piccole ha condizionato e continua ancora a condizionare pesantemente la prima». Ancora “cronaca”? Sì, e con racconti del passato e del presente, ma solo in parte. E per la parte mancante, ma più intrigante, vale una domanda semplice allo storico e al collega: cosa sarebbe oggi Roma, se non avesse avuto la realtà del Papato nei secoli? Come coincidenza sempre ieri “Repubblica” “Il Venerdì” con 3 bellissime pagine di Mario Cicala: «G. G. Belli: La gaia Apocalisse di Roma». In una Roma senza Papa cosa sarebbe stato quel genio grandioso di Belli, impiegato scrupoloso degli uffici di Curia? Non chiude il discorso, ma lo rende onesto e utile...
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