domenica 19 ottobre 2008
Come il cane di Pavlov: Benedetto XVI parla e in pagina è" saliva di pregiudizio. Il Papa svolge un discorso di respiro secolare con riferimenti a vasto raggio, ricordando la sua enciclica su "Fede e Ragione". Joseph Ratzinger, di cui è noto il pensiero di decenni, prima da teologo e ora da Papa, osserva che la scienza come tale non elabora i principi etici, che riceve dalla ragione (e, se liberamente accolta, anche dalla fede). Il pensiero scientifico, quindi, se si fa regola a se stesso e non serve l'uomo e il bene comune, corre il rischio dell'arroganza che si sostituisce a tutto, uomini e Dio. Insomma: per il Papa scienza, ragione e fede dovrebbero unirsi per il bene dell'uomo. Ma subito in pagina sono fioccati gli sputi. Una gara! L'astronoma Hack ("Corsera", 17/10) obietta che oggi «chi fa ricerca è precario"» e per il fisico Bernardini ("Repubblica") il Papa «non sa che molti scienziati hanno paghe da miseria» . Non c'entra niente, ma viene da solo. Per Tullio Regge ("Il Giornale") "così si torna ai tempi di Galileo"! Sul "Corsera" Elvira Serra chiama «il giovane biologo cattolico» e gli dice secca: «Scienziati arroganti»! Con risposta: «Questo passaggio mi sfugge completamente"». Poi leggi e capisci che gli è sfuggito proprio tutto. "La Stampa" a p. 1 ha un titolo del tutto falso: "Il Papa: scienziati arroganti e avidi". Con vertice patetico a p. 13, ove ripete il titolaccio e vi aggiunge l'involontaria comicità del solito Odifreddi: «Ratzinger ha paura della nostra etica laica». Per fortuna lì accanto Bruno Dallapiccola rimette equilibrio. Tutta pavloviana "L'Unità": "Anatema del Papa contro gli scienziati". Quanta arroganza in pagina!
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