Crisi, l'autunno dell'agricoltura
sabato 5 maggio 2012
In tre mesi, meno 13.335 imprese agricole. Chiuse. Un tracollo per alcuni, una ristrutturazione per altri. Quello di Unioncamere sulla mortalità delle imprese è comunque un dato che deve far pensare su come sta cambiando la struttura produttiva della nostra agricoltura sotto la pressione della concorrenza, dei costi, dei mercati. Perdere così tante unità produttive in 90 giorni indica che la produzione alimentare nazionale sta rapidamente cambiando pelle, e non solo.Stando a Coldiretti, un taglio così importante è dovuto «alle difficoltà di mercato sono l'aumento dei costi e la stretta creditizia». Cause tutte vere. Basta pensare che a marzo i prezzi pagati agli agricoltori sono scesi del 2,3% rispetto allo scorso anno, mentre si è verificato un aumento dei costi (a partire dal gasolio, rincarato del 44%). Senza parlare del credito: stando ai coltivatori, 6 imprese agricole su 10 hanno difficoltà ad accedere ai prestiti bancari, mentre il costo del denaro ha raggiunto il 6% e risulta essere superiore - sempre per Coldiretti - del 30% a quello medio del settore industriale. Razionalizzazioni e ristrutturazione sono, invece, i termini più consoni all'analisi di Confagricoltura che però aggiunge: «Sono più le aziende agricole che chiudono di quelle che nascono. È il segno di una sofferenza in cui si trovano ad operare tante imprese che non trovano margini di redditività».E si tratta - ancora secondo Coldiretti - di una situazione che potrebbe aggravarsi sotto gli effetti dei danni del maltempo e dopo l'applicazione dell'Imu. Il crollo a marzo delle quotazioni di alcuni prodotti come olio di olia (-21,4%), frutta (-13%), cereali (-12%) e riso (-30%), ha ulteriormente tagliato i margini gettando una ulteriore ombra sui bilanci.Ombre e preoccupazioni che quindi hanno più di un fondamento, ma che non devono far passare l'immagine di un comparto chiuso, piegato su sé stesso, in preda ad una crisi senza fine. Le aziende sane e competitive esistono e, molto spesso, riescono a dare margini importanti di guadagno ai loro imprenditori. Senza parlare delle migliaia di imprese cosiddette "multifunzionali" oppure di quelle condotte da giovani agguerriti.Insomma, l'agricoltura c'è ed esisterà ancora per molto tempo. Anzi, spesso questo settore dell'economia si è dimostrato strategico e importante sotto molti punti di vista. Un altro dato recente può far capire molto.Confagricoltura ha fatto notare come, proprio nel momento dell'avvio della raccolta dei prodotti ortofrutticoli, ci sia stato un incremento dell'occupazione stagionale nei campi. A crescere sembra siano state le richieste di assunzione da parte di chi ha perso il lavoro in altri settori: gente che vede nei campi un'opportunità per far fronte alle difficoltà del momento. Tanto che è stata riscontrata una diminuzione del fabbisogno di manodopera dall'estero: la gran parte dei 25mila posti in meno richiesti potrebbe essere occupata da lavoratori italiani.
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