sabato 24 marzo 2012
La primavera si faceva vedere anche nelle terre del Polesine, dove le prime foglie – che a noi sembrano così tenere e delicate – strappavano la corteccia di quei rami ancora stecchiti dal freddo invernale. Attorno a una lunga tavola in una casa alla periferia della città c'era una grande famiglia. Vedo ancora i visi sorridenti delle donne, le mani che si incrociano nell'offrire i piatti, il discorrere degli uomini, i progetti dei figli più giovani, tutto in un clima di serenità, di scherzo, quasi l'incontro di quella sera nascondesse un gioco conosciuto a tutti senza sorprese. Le grandi finestre a pian terreno, prive di tende, lasciavano entrare in un incrocio di luci i nuovi angoli del giardino e davano colore a quel vociare incrociato di tutte le età diverse. Era troppo bello. A stento ho trattenuto le lacrime pensando alla distruzione di tante famiglie dove, separandosi, si crede di ottenere libertà che invece diventa solitudine, e più tardi rancore. Penso alla tristezza di chi si accorge del proprio fallimento in quanto madri e padri incapaci di trasmettere comprensione, pazienza, disponibilità e quel po' di amore che è l'unica ricchezza della vita. Restano i nonni, che per i bambini sono l'ultimo simbolo di famiglia, finché i nipoti se ne vanno quando per necessità, quando in cerca di miglior compagnia. Allora bisogna saper accettare il cammino della vita e guardare avanti; ci sono migliaia di bambini gettati in un mondo difficile dove fame e povertà d'amore sono il pasto di ogni giorno. A Goma, nel Congo, 3000 bambini vengono sfamati dai missionari con un unico pasto al giorno fatto da polenta e fagioli, che oggi sembra mancare. Nello Sri Lanka settentrionale una raccolta di fondi del nostro Paese ha permesso di riscattare 35 bambine vittime della violenza. In una città del Guatemala, dove la maggior parte dei bambini dai 7 ai 12 anni fanno i lustrascarpe e le bambine le prostitute senza l'aiuto di una famiglia né la speranza di un futuro migliore, si cercano donatori sensibili. Chi immagina di essere solo deve saper guardare al mondo che abbiamo attorno: non è lontano come sembra e ha bisogno della nostra attenzione, della volontà di conoscere i suoi problemi e infine del nostro aiuto. «L'Europa abbraccia l'Africa» è il titolo di un seminario, tenuto nella sede dell'Unione europea a Roma, dove sono stati chiamati professori e rappresentanti d'impresa a illustrare tipi di interventi per generare una cultura di sviluppo solidale tra Europa e Africa. Un progetto che dovrebbe favorire anche l'internazionalizzazione delle imprese europee, tanto necessaria al loro futuro nel mondo globale. Ma anche i grandi progetti si valgono di piccole risorse. È sempre la moneta del nostro borsellino che aiuterà chi ha fame, chi vuole studiare, chi cerca in dignità un posto nel mondo. Troveremo figli e nipoti lontani che ci vorranno bene.
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