mercoledì 11 settembre 2013
«Ateismo anonimo dei cristiani milanesi»: questo il rischio che il "Corsera" (p. 24 quasi intera) ricorda indicato dall'arcivescovo Scola: molti che sono ritenuti cristiani, e che magari tali si direbbero se interrogati in merito, di fatto vivono senza che il riferimento reale a Cristo abbia alcuna conseguenza. Leggi e pensi alla tesi del grande Karl Rahner, teologo del tempo del Concilio, sul "cristianesimo anonimo" vissuto da tanti con una reale condotta in tema di giustizia, pace, rispetto dell'altro, e vedeva in esso uno spazio vero per una presenza salvifica del mistero di Cristo stesso… Nell'articolo del "Corsera" seguono alcune affermazioni in merito: per il filosofo Reale, noto come credente, il fenomeno «dilaga», per Massimo Cacciari l'affermazione «non ha alcun senso», perché «Dio non è un oggetto di dimostrazione»(?), per Luca Doninelli «non è una faccenda solo di oggi», e infine per il «filosofo della scienza» Giorello «non è un male», perché «il vero rischio attuale è quello contrario dei fondamentalismi». E quali sarebbero, questi? Nebbia per caso subito diradata, proprio lì sotto, dalle notizie dell'entrata in vigore, in Francia, della "Carta della laicità" proclamata dal Governo in persona del ministro Peillon. Laicità? E già. Eccola: per garantire eguaglianza tra maschi e femmine si cancella la loro diversità! Per assicurare rispetto per tutte le convinzioni si proibisce ogni manifestazione pubblica di quelle religiose. Padre e madre? Non si dice. Credente o no? Dice nulla, nessuno può dirsi tale: tutti debbono essere "laici". Fa lo stesso, anzi: "è" lo stesso. Per caso, sempre ieri, ma sul "Giornale" (p.30) la filosofa Luce Irigaray – non certo una bacchettona! – parla proprio di Peillon, cui ricorda che «Senza differenze sessuali l'umanità non ha futuro». E neppure passato.
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