venerdì 9 settembre 2022
Cubano di origini russe e bretoni, nato a L'Avana nel 1904 e morto a Parigi nel 1980, Alejo Carpentier ha condiviso col conterraneo e rivale Lezama Lima (l'autore dell'immenso Paradiso) l'amore e l'apprezzamento per il barocco e le sue forme, ché essi sapevano, con Gadda, che «barocco è il mondo» e l'artista deve ben saperlo, accettarlo.... Fu in galera sotto la dittatura e fu esule a Parigi negli anni Trenta, dove fece parte del gruppo surrealista e lavorò per la radio a programmi musicali importanti (e fu anche per questo che Castro lo mandò ambasciatore in Francia, dopo la rivoluzione). Era insieme etnologo musicologo narratore, integrando perfettamente in alcuni romanzi l'amore e interesse per la natura e una cultura vastissima, e occupandosi non solo di Cuba. Prima dell'esplosione, con Cent'anni di solitudine che gli è assai debitore, dell'interesse di tutti per la letteratura del semicontinente, scrisse un saggio fondamentale che mi vanto di aver pubblicato per primo su "Linea d'ombra", sul Real-meraviglioso nella letteratura latino-americana. Era l'incontro tra realtà la storia, l'economia, e la sorpresa-scoperta della varietà del vivente che lo affascinavano, e che stanno al cuore dei suoi romanzi lunghi e brevi, tutti affascinanti: I passi perduti, su una spedizione di studiosi nelle giungla amazzonica per studiare la musica degli indigeni, risucchiata nella natura..., Il ricorso del metodo, Guerra del tempo che finiva dove era cominciato nella partenza di Colombo alla scoperta delle Indie, Il secolo dei lumi, La fucilazione sulla storia di Haiti , e quel tardo Concerto barocco alla ricerca del manoscritto dell'opera perduta che Vivaldi dedicò – ed è ben vero – alla tragica fine di Moctezuma per mano europea subito coloniale, e che terminava, scherzo del tempo, con un famoso concerto di Armstrong alla Fenice. Il grande Carpentier non piaceva ai nostri accigliati letterati, anche i più interessati alla letteratura latino-americana, per quest'incontro del razionale col fantastico, per la sua scrittura elaborata e preziosa. Ma resta uno dei più affascinanti scrittori del Novecento. E ci ha aiutato a capire e amare la cultura latino-americana del Novecento e oltre...




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