martedì 29 agosto 2017
DDifficile talora prendere sul serio anche firme stimate. Se per esempio ("Giornale", 27/8, p. 29) leggi che i «Novissimi si chiamano così perché erano state le ultime voci inserite nell'antico Catechismo di San Pio X» è il caso di ricordare che novissimus vuol dire "ultimo" e «morte, giudizio, inferno e paradiso» sono per noi proprio le «ultime realtà».
Resta vero che da tempo se ne parla meno, anche per via del linguaggio tradizionale che fa acqua da ogni parte. Se per esempio persino nel "Nuovo Catechismo" leggi che dopo la sua morte «Gesù discese nei luoghi inferiori» (sic!), capisci che qualche problema c'è.
Resta un fatto: per noi discepoli di Cristo morto e risorto la ricerca del vero senso del morire deve dare luce anche al senso del vivere, sulle tracce della rivelazione e della grande teologia dei Padri, e deve approfondirsi. La teologia dei "Novissimi" deve tornare al centro della catechesi anche per oggi e per il futuro. Recentemente nomi illustri si sono impegnati anche qui, ma se si continua a parlare di un "dopo", come se il tempo continuasse, allora tutto si imbroglia. Al di là della morte non c'è un "dopo", se non per noi vivi nel tempo. Chi muore non ha "dopo", ma "Altro"!
Altra nota: tante pagine su un prete insultato e minacciato da nostalgici di violenza e razzismo per avere «accolto» dei giovani tra gli «ultimi». Bello leggere come il suo vescovo e la sua comunità cristiana lo hanno difeso e protetto. In passato – anni 70 e 80 – accadde spesso qualcosa di simile con preti minacciati, insultati e picchiati anche in Chiesa perché visti troppo «in uscita», ma non furono difesi e protetti: spesso il contrario. I picchiatori razzisti e intolleranti dicevano di difendere la «civiltà cristiana»! La novità può anche essere un bel segno del tempo che stiamo vivendo. Sappiamo anche a chi possiamo esserne grati: non dimenticando di pregare per Lui.
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