mercoledì 15 luglio 2009
Ieri su "Repubblica" (p. 26) lettera ad Augias sui tanti problemi della Sicilia, tra cui "la pressoché generale assuefazione allo sperpero" di denaro pubblico, che cita tra altri esempi l'odierna festa di Santa Rosalia. E Augias? Coglie la cosa al volo fin dal titolo - "Palermo e la festa di Santa Rosalia" - e, descritta in breve la vita leggendaria della Santa, concentra l'intera risposta nella deplorazione dei soldi pubblici sprecati per la festa, chiamando "corteo" la processione per "il festìno" " ripetuto due volte! " di Santa Rosalia che "aprono vescovo e sindaco", pur concedendo che tuttavia esso non sarà tale da "spiantare Palermo". "Festìno", da una parte, con brutta allusione forse inconscia ad altri eventi su cui "Repubblica" fa fuoco da mesi, e poi parallelo tra peste manzoniana e religiosità popolare. Ovviamente è libertà, ove però la libera opinione tira per i capelli, e oltremisura, i fatti. Brutto! Vale anche, in ambito tutto diverso e idealmente opposto, per l'evidente estremismo di un lungo pezzo del "Foglio" (11/7, p. 1: "Il Bianco e il Nero") il cui senso è riassunto testualmente così: "Incontro pragmatico tra B. XVI e Obama, la disputa è sull'identità cattolica". L'articolo racconta tante realtà degli Stati Uniti e della Chiesa, fa nomi e cognomi di cardinali, vescovi e teologi, ricorda eventi di vivi e defunti per indicare il pericoloso disegno di "Barack II" Obama, che contro Benedetto XVI "combatte la grande battaglia dell'identità cattolica". Ma davvero? E il Papa non se ne è accorto? Vale anche per qualche apprendista teologo l'antico motto: "Soprattutto non troppo zelo!"
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