giovedì 17 giugno 2004
Ci si incontra/ per scherzare/ si sta insieme/ per parlare./ In compagnia/ una giornata/ non è mai finita:/ gli amici insegnano/ a corteggiare/ la vita. Ci conosciamo da anni e viviamo nella stessa città, ma ci incontriamo raramente: sono soprattutto i suoi scritti, che leggo sempre con interesse, a rendermi vicino lo scrittore Raffaele Crovi che è di origini emiliane, anche se è nato e vive in Lombardia. Così, recentemente egli ci ha offerto dodici poesie in dialetto emiliano, una per ogni mese, in un bel libretto, Linea bassa (ed. Aliberti): sono testi scritti nel 1951 quando Raffaele aveva 17 anni e studiava a Correggio. Ne ho scelto una, brevissima, proponendola nella versione italiana dell'autore. Il tema è esplicito ed eterno, l'amicizia. Il filosofo americano ottocentesco Ralph W. Emerson, che a questo soggetto si era molto appassionato, affermava che «l'unico modo per avere un amico è essere un amico».
La reciprocità, fatta anche di cose semplici come "scherzare, stare insieme, parlare", è decisiva per far sì che l'altro diventi, secondo la famosa definizione oraziana dell'amico, animae dimidium meae, «metà dell'anima mia» (Odi I, 3, 8). Ma l'espressione più bella di questi versi è quella che li suggella: la lezione che gli amici ci danno è quella di "corteggiare la vita". Vivere è spesso considerato come un incubo, un peso, talora sembra di aver accanto un mostro che ci turba o di avere nel cuore un tarlo che ci rode. La solitudine senza amici rende più amara ogni esperienza della vita. Avere accanto un amico trasfigura l'esistenza in una realtà bella come una donna e "corteggiarla" diventa simbolo d'amore, di gioia, di freschezza e di speranza, insomma di vita.
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