sabato 30 settembre 2017
Giovedì qui (p. 26) bella rubrica in latino. Titolo tradotto: «Università, madri buone della corruzione». Tema su molte pagine, e spesso il Papa vi insiste anche parlando di Chiesa. La provocazione mi permette di ricordare due esperienze, di Stato e di Chiesa. 1984: Concorso per l'Università italiana, mi iscrivo, invio curriculum e qualche chilo di pubblicazioni in 4 plichi con ricevuta 30/10/1984. E poi? 4 anni dopo (22/6/1988, prot. 3156, Ufficio III) comunicazione dal Ministero: «Concorso concluso, la S. V. non è compreso tra i vincitori», ma entro 90 giorni in date e ore fisse può passare a ritirare i 4 plichi che poi, altrimenti, «saranno eliminati».
Passo al ritiro e trovo i pacchi intatti, esattamente come spediti, con i legamenti e i timbri di ceralacca dell'invio. Una presa in giro, indizio – mio parere – di evidente "corruzione"… Tutto qui? No. Qualche anno prima insegnavo Teologia Spirituale all'Università del Laterano, e alla vigilia di un esame mi chiama l'ambasciata di un cattolicissimo Stato presso la Santa Sede: «Professore, domani verrà per gli esami il nipote prediletto del nostro Presidente… La ringraziamo in anticipo!». Arriva «il nipote» e mostra – verbali chiari – di non sapere niente, ma alla quarta domanda senza risposta arriva da lui sommessa una parola: «Ma professore, lei non ha ricevuto, ieri, una chiamata?» «Sì, ora mi ricordo! Dammi il libretto!»: tre trentesimi! Mai fatto con altri. Credo di aver infastidito qualcuno. Anche i richiami di Francesco danno fastidio? Credo di sì, e certe resistenze clamorose soprattutto in tema di «Chiesa povera e per i poveri», magari nascoste dietro ragioni di «dottrina», lo dicono chiaro! Corruzione: denaro e potere. Il Papa dice che il diavolo entra, per il denaro, attraverso le tasche, e per il potere entra con «l'Io» al posto di Dio e del prossimo. Sulla barca di Pietro: avviso ai naviganti…
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