Papa e vescovo, uniti nel martirio e nel “servizio alla misericordia”
venerdì 16 settembre 2022
La misericordia non è mai debolezza, ma il segno di una fede adulta, che distingue chi sbaglia dal suo errore e sa che tutto ciò che chiede Dio è la ricerca della strada che riporta a lui. Nei primi secoli della vita della Chiesa non pochi si trovarono di fronte alla scelta tra la propria vita e l'adesione al Vangelo: accanto ai martiri ci furono coloro che cedettero alle minacce e alle violenze. Nessuno potrebbe accusarli o biasimarli, ma per loro si apriva il problema della riammissione alla comunità cristiana dopo l'abiura. Il dibattito vedeva contrapposti coloro che erano disposti ad accoglierli e quelli che non ne volevano sapere. La questione rischiava di compromettere l'unità della Chiesa, come dimostra l'elezione di un antipapa, Novaziano, sostenitore del rigorismo. Cornelio, che fu Papa dal 251 al 253, e Cipriano, vescovo di Cartagine, si ritrovarono in sintonia sulla via dell'accoglienza, accompagnata da un percorso di penitenza, unendo così misericordia e verità. Cornelio era originario di Roma e venne scelto per le sue doti di umiltà e bontà. Cipriano era nato a Cartagine verso il 210 ed era stato scelto come vescovo dopo tre anni dalla sua conversione al cristianesimo. A unirli fu anche il martirio: Cornelio morì in esilio nel 253, Cipriano, che fu condannato a morte mentre si trovava in clandestinità a causa della persecuzione, fu decapitato nel 258.
Altri santi. Santa Ludmilla, martire (860-921); sant'Andrea Kim Taegon, sacerdote e martire (1821-1846).
Letture. Romano. 1Cor 15,12-20; Sal 16; Lc 8,1-3.
Ambrosiano. 1Pt 4,12-19; Sal 10 (11); Lc 17,22-25.
Bizantino. 2Cor 6,1-10; Lc 7,36-50.
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