mercoledì 6 agosto 2014
Non ho dubbi. Il libro più appropriato per iniziare le vacanze è L'arte di stare sdraiati, di Bernd Brunner (Cortina, pp. 176, euro 13). È un «Manuale di vita orizzontale» che sfata molti luoghi comuni, compresi quelli messi in circolazione da Michele Serra nel suo romanzo-diario Gli sdraiati, che accusa i giovani di neghittosità, con poca autocritica dei genitori che hanno sommerso di ogni comodità gli adolescenti, senza insegnargli altro.Brunner sostiene (e come dargli torto?) che «stare sdraiati in piena consapevolezza può essere una pratica saggiamente calcolata, sottratta all'assillo perenne del tempo e alla smania di efficienza: non costa nulla e vale molto». E ancora: «Quando ce ne stiamo sdraiati guardando in alto, il soffitto, oppure fuori, il cielo, perdiamo ogni contatto fisico con le cose che ci stanno intorno, e i pensieri volano lontano. A seconda della posizione che assumiamo, la nostra condizione mentale si modifica completamente, e non siamo più in grado di reagire nel modo in cui reagivamo poco prima, quand'eravamo in piedi».Del resto, per noi umani, la statura eretta è un'acquisizione abbastanza recente dell'evoluzione, tant'è che, appena possibile, in tram, in treno, a teatro, ci mettiamo seduti. Perché diffidare della posizione sdraiata, che stabilisce il contatto con la Terra, a cui inconsciamente aneliamo? Del resto i momenti essenziali della vita, la nascita, la generazione, la morte, avvengono normalmente in orizzontale.E c'è anche chi lavora sdraiato. Proust, com'è noto, scriveva a letto, e se Michelangelo non avesse avuto consuetudine con la posizione supina, come avrebbe potuto dipingere la volta della Sistina? E che cosa sarebbe della psicoanalisi se Freud, a Londra, non si fosse portato dietro il lettino che usava a Vienna?Senza pedanteria e con abbondanza di aneddoti, Brunner esamina le diverse posture da etnologo, psicologo, ortopedico, e traccia una breve storia del dormire, partendo dal fatto che, da sempre, l'uomo per riposare cerca un luogo riparato (anfratto, caverna, una particolare stanza della casa) per svolgere protetto dai pericoli la funzione che, mediamente, occupa un terzo della nostra vita. E giustamente osserva che, se si dorme in coppia, di solito la donna ha il sonno più leggero accanto a un uomo perché inconsapevolmente non smette di prendersi cura di lui, mentre l'uomo, sentendosi protetto, si abbandona al sonno più arrendevolmente.I letti, anticamente, erano piuttosto austeri. Fu la scoperta delle mollezze orientali a importare in Occidente divani e morbidi materassi, e Goethe, compose Il divano occidentale-orientale suggestionato dalla poesia persiana e dalla mistica islamica. Friedrich Schlegel ha scritto che «soltanto gli italiani sanno camminare e soltanto gli orientali sanno stare sdraiati».Non mancano esagerazioni relativamente recenti: il tenore Enrico Caruso, in tournée, esigeva di riposare su tre materassi, avendo a disposizione diciotto cuscini. Da altre fonti sappiamo che Tomasi di Lampedusa, l'autore del Gattopardo, in viaggio portava bauli con la sua biancheria da letto, perché non tollerava di usare lenzuola, quantunque ben lavate, nelle quali qualcun altro avesse già dormito.Nell'Ottocento la tecnica invase anche il dormire con l'invenzione di macchine per favorire la migliore posizione, simili più a strumenti di tortura che a dispensatrici di comfort, ma fortunatamente non ebbero successo. Anche la sedia a sdraio ebbe i suoi problemi.Ho scritto questo articolo seduto davanti al computer. Adesso vado a distendermi, non perché sia affaticato.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI