mercoledì 19 giugno 2013
Ieri sui giornali la denuncia di spese pubbliche per «consulenze»: 1 miliardo e 300 milioni nel 2012. "La Stampa" (p. 29: «Enti pubblici, consulenze boom») ricorda che il ministro per la Pubblica Amministrazione D'Alia dice la «situazione intollerabile», ed elenca i settori maggiori di spese non sempre giustificabili. Così anche altri. Non così "Il Fatto": lì sono sempre in cerca del famoso "elastico delle mutande" altrui, da tagliare per mostrarne le vergogne, e il settore preferito è sempre quello di Chiese e religioni. Ecco dunque (p. 9) il titolo: «Consulenti: pure l'esperto in tappi e in buoni gelati»! Seguono vari paragrafi con indicazioni del ridicolo per esporre i contenuti discutibili: «I sardi e la campionatura di suini e rondelle», «La rassegna stampa ligure per i tedeschi e gli inglesi» ecc… Poteva bastare? Certo, ma non al "Fatto" ed ecco nel "catenaccio", cioè sotto il titolo e tutta in maiuscolo, la zampatina in cerca di quell'elastico là: «Fra i 270.000 incarichi pubblici pagati nel 2012 ci sono anche i preti che fanno "assistenza religiosa" negli ospedali». Al posto d'onore, «i preti»! Fanno assistenza religiosa negli ospedali, questi «consulenti» che a loro stanno sullo stomaco, la fanno in ospedali che spesso – quasi tutti – hanno avuto le origini in imprese di altri preti del passato, tra cui santi e beati, ma loro – al "Fatto" – ne sono scandalizzati. E che faranno mai, questi "preti" e "frati", e un tempo c'erano – forse talvolta ci sono ancora – "suore"? Assistono, consolano, accostano, aiutano, tengono la mano a chi soffre, consigliano e danno speranza… Al "Fatto" non importa niente: finché si tratta di soldi per «tappi, suini e buoni gelati» serve il minuscolo e in mezzo allo scritto, ma quando si tratta di "preti" allora tutto maiuscolo, e nel "catenaccio". "Il Fatto" cerca l'elastico dove non c'è!
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