sabato 20 marzo 2010
Malinconie e confronti. Ieri su "Europa" (p. 7), «Cattolici e politica senza dialogo», Angelo Bertani ricorda sconsolato Aldo Moro e altri uomini politici apertamente cattolici che in passato dettero vita a grandi momenti di incontro operoso tra fede e politica anche laica, per esempio i «Laureati cattolici» del Codice di Camaldoli, Zaccagnini, Gorrieri ecc. Sì: vale la pena di pensarci, ma con una piccola osservazione. Si potrebbe immaginare che Moro o Zaccagnini, o i «laureati» di Camaldoli si mettessero non dico in alleanza politica, ma al seguito vero e proprio di una leader che da quasi 40 anni, su temi essenziali per la visione dell'uomo e della società per un cattolico come vita, sessualità, famiglia, ma anche visione sociale solidaristica è stato sempre e comunque, fieramente e apertamente dalla parte del tutto opposta, e lo è ancora? Ieri "L'Unità", giornale «alleato» di chi oggi si professa cattolico, recava in prima pagina la difesa con foto di un signore che aveva appena finito di insultare il Papa in Tv: segno di tempi davvero difficili. E poi sul "Fatto" (p. 8 intera) spiccava un titolone: «La Chiesa deve spiegare 30 anni di silenzio». Non voglio polemizzare, ma fare una domanda: quando e quanti «laici», magari uomini di Stato, hanno in 30 anni denunciato il vasto fenomeno della pedofilia che certo non toccava solo la Chiesa? A Malpelo torna in mente A. T., una ragazza che 30 anni orsono si presentò a un illustre politico laico del tempo, ritenuto integerrimo, che per prima cosa le saltò letteralmente addosso. Le colpe orribili di preti criminali non si cancellano per questo, ma i «30 anni di silenzio» accusano tanti"
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