sabato 9 febbraio 2019
Abitiamo un piccolo stivale in mezzo all'acqua, corrugato o disteso in mezzo a rocce e pianure. Guardando così il nostro mondo da lontano forse sapremo essere più sereni, meno irritati, meno ansiosi perché le colline si potrebbero abbassare, le pianure seminare, anche solo di piante di fiori se la nostra fantasia ci aiuta. Lasciamoci trasportare dal vento, in alto, in modo da vedere il mondo nel suo meraviglioso insieme invece che solo dalla nostra via stretta con poco sole. Abitiamo luoghi straordinari dove si alzano alte punte di pietra vestite di neve che scendono nelle pianure fino a distese di acque dove le onde si arricciano come lunghi merletti strappati dal vento. Guardiamo al mondo così con quei colori dell'arcobaleno che d'improvviso appaiono dopo un temporale e lasciamo al passato le grida della tempesta che forse ha distrutto anche il nostro lavoro. Impariamo a guardare dall'alto alle cose negative del nostro giorno, alla povertà dell'attesa, alle scale superate una a una con fatica e alla cima mai raggiunta. In ogni strada passa l'aria della speranza dove si trova sempre, piccolo o grande, qualcuno che ha un cenno di sorriso sulle labbra e allora pare che tutto possa cambiare e vorresti chiedere a chi ti passa vicino quale sia il nome della medicina per la serenità. Respira, lascia per un giorno la memoria negativa di ciò che ti hanno raccontato, metti una nuvola su ciò che hai visto e respira. Tutti abbiamo bisogno di fermarci un'ora in un giardino dove l'ottimismo, la serenità e la pace, cresciuti come fiori giganti, ci regalino la loro ombra dove riposare. Sciocchezza, dirà qualcuno leggendo queste righe, eppure la scienza nasce dalla fantasia nelle menti capaci di tramutare il pensiero nella scoperta della realtà. Costruire nuove strade di conoscenza e metterle a disposizione dell'umanità sono l'immensa offerta della volontà e dell'applicazione del sogno di tanti uomini del passato. Per questo chi non sa sognare non può essere autore di vie nuove, né può dare nuovi risultati dei propri studi se non è aiutato dal proprio paese. Così con grande rammarico vediamo spostarsi, un po' alla volta, il mondo della scienza verso gli Stati Uniti d'America e perdere per la nostra vecchia Europa il futuro giovane. Quel ramo della scienza che nel secolo passato si era sviluppato in modo veloce e senza avversari, d'improvviso e certo a causa delle guerre che avevano messo a terra i paesi europei, non ha avuto la forza né l'aiuto da parte dei governi per continuare la propria strada. Il mondo sta cambiando velocemente e i nostri paesi diventano ai nostri occhi sempre più piccoli. E il nostro ultimo compito sarà quello di seminare nell'animo della nostra gioventù più interesse per l'unità dei popoli europei, più coraggio nel trovare nuove strade nel campo della giustizia, dell'equità e più fantasia di spendersi per il bene comune e per la vita di questa Terra che ci è stata, da infiniti secoli, donata.
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