venerdì 10 luglio 2009
Quando la Juve licenziò' Claudio Ranieri, ho raccontato la breve storia di Luis "Gigio" Carniglia, l'unico tecnico sollevato dall'incarico prima di lui, quarant'anni fa, in casa bianconera. La citazione mi servì anche per rivelare una singolare abitudine del mio amico Gigio, scomparso qualche anno fa nella sua Buenos Aires: scandalizzando i giornalisti di quel tempo, Carniglia amava rilasciare le brevi interviste da spogliatoio in una doppia versione, "official" e "paramigos". Parole ufficiali, quindi castigate, per tutti. E e confidenze "forti" soli per i cronisti amici, dunque da non scrivere.
In realtà, questa scelta prudenziale fatta ai tempi del mitico Real Madrid di Gento, Puskas e Di Stefano (coi quali Carniglia aveva vinto la Coppa dei Campioni) per evitare eccessi di stampa, in Italia lo portò al centro di vistose polemiche a Roma, Bari, Bologna e Torino perchè ogni tanto c'era il cronista che tradiva la consegna del silenzio e "sparava" lebattute confidenziali che portavano a inevitabili rimozioni dell'ingenuo tecnico.
Ora so cosa direbbe, il caro Gigio, leggendo la notizia che fra qualche tempo i microfoni e le telecamere della pay-tv entreranno negli spogliatoi prima delle partite, non solo per riprendere i mutandati all'ingresso in campo ma addirittura per ascoltare le loro impressioni: sarà il trionfo della sua "doppia versione", perchè i nostri eroi diranno sì qualcosa di official (tipo: «Ringrazio il mister per avermi dato fiducia») ma inventeranno una originale versione paramigos ad uso dei telespettatori, lasciandosi andare a chiacchiere ed espressioni fasulle per puro intrattenimento. Come il Grande Fratello, dove i protagonisti non dicono il vero neanche nel "confessionale".
Eccoci arrivati, dunque, al Calcio Reality confezionato ad uso televisivo. Già da tempo ne registriamo gli effetti, soprattutto nelle scene di giubilo o di rabbia (i migliori protagonisti dei due generi sono il festeggiante Kakà e il ringhioso Gattuso) e comunque nell'attenzione che tecnici e pedatori mettono nel nascondere alle telecamere i loro veri sentimenti, pronti invece ad esibirsi in situation comedy taroccate e a pagamento. Capello si inventò la mano sulla bocca quando parlava a giocatori e collaboratori, ci ha provato anche Cassano ma con esiti disastrosi perchè la sua indole giocosa e generosa lo porta a rivelare pensieri e parole.
Il calcio aveva già perduto - con nuove forme di comunicazione e informazione - la sua basilare sincerità, arrivando alle interviste collettive, alle dichiarazioni banalissime, a una sorta di omertosa complicità fra addetti ai lavori, intervistatori compresi, talchè l'arrivo di Mourinho (più studiato che sincero - lui - e comunque originale e dialetticamente attrezzatissimo) fu salutato come una rivoluzione da tutti quei cronisti e corsivisti che non avevano avuto l'occasione di incontrarsi con gli "specialoni" del passato, quando un Oronzo Pugliese era molto più audace e anticonvenzionale di un Mourinho.
Mi auguro che da quest'orgia di finzioni si salvi almeno la fascinosa e puntuta Ilaria D'Amico, ormai pronta a diventare "la bocca dell'ultima verità".
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