martedì 8 agosto 2017
Quando si superano i quarant'anni, si guarda sempre con sospetto ai ragazzi. Ci si dimentica che pure noi, abbiamo avuto gli stessi loro slanci: goffi e manichei. Allora ci vuole un bravo cantautore per ricordarcelo: «Hanno treni fermi a una stazione persa tra il cielo e il mare, hanno le vostre fandonie nelle orecchie, madri piene di tranquillanti, padri che vanno sul sicuro». Ci vuole un poeta della canzone, per descriverci cosa c'è nell'anima dei ragazzi: «Nascondono lacrime sospese, hanno un bagaglio di speranze deluse, hanno un mondo che avete storpiato, ingannato, tradito, massacrato! …Hanno un piccolo fiore dentro, che c'è da chiedersi com'è nato». Ci vuole un padre che sa scrivere poesie in forma di canzone, per prendere le parti dei figli contro le rassicuranti abitudini degli adulti: «Non azzardatevi a toccarli mai! Tirate via le vostre sporche mani, non confondetevi coi loro sogni!». Ci vuole insomma Roberto Vecchioni: per cantarci con toccante umanità di lasciarli in pace, i nostri ragazzi che «Cercano di amare domani come ieri, questi miei piccoli, comici, spaventati guerrieri…». Diamo retta a Vecchioni, dunque. Lasciamoli provare, i nostri ragazzi Comici spaventati guerrieri; chissà mai che domani lo insegnino loro a noi, come ci si vuole bene.
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