giovedì 11 dicembre 2014
Casi fortuiti, o solo fortunati. Martedì “Corsera” (pp. 39-40): «La rivoluzione del Medioevo», «Non fu un'epoca buia, ma un tempo fecondo. Preparò le conquiste dell'Occidente»: titolo e sommario per Paolo Mieli che racconta un libro di Rodney Stark appena edito da Lindau, “La vittoria dell'Occidente”, una cavalcata storica sul cammino dell'umanità che mette in rilievo l'essenziale contributo del cristianesimo e in particolare nel Medioevo, smitizzando l'idea che il progresso sia frutto del posteriore rifiuto tutto laico dell'eredità cristiana con la sua «fede nel libero arbitrio». Parrebbe controcorrente, e tanto più notevole se ripenso che di recente, qui (22/11), proprio su ciò riportavo una tesi opposta letta sulle stesse pagine del “Corsera”. Pregevole sommario di storia ed equilibrio, le due pagine di Mieli, e il caso ha voluto che – per un laboriosissimo trasloco in corso – come felice corollario mi capitassero tra le mani insieme tre capolavori di pensiero. Eccoli: F. R. de Chateaubriand, “Il genio del Cristianesimo” (Bompiani, 2008, testo francese a fronte, pp. 1.678), Thomas More (che poi è San Tommaso Moro, ndr), “Utopia” (Strenna Utet 1971, pp. 408), e Soeren Kierkegaard, “Esercizio del Cristianesimo”, Ed. Studium, 1971). Aprirli e respirare l'aria della grande cultura umana, senza pretese di esclusiva per alcuno, laico o religioso che sia, nel riconoscimento di una storia che arriva fino ad oggi, mi suggerisce un invito: regaliamoli, per Natale, non dico tutti e tre, e magari a cominciare dal più recente, a coloro che “cercano”.Scrivo, e mi cade sotto gli occhi un titolo proclama di ieri: “Secolo XIX”, «Il mio unico Dio? L'essere umano». Rispetto l'intenzione, ma ricordo S. Agostino: «Percorri l'uomo, e incontrerai Dio»! Infatti c'è stato un Natale…
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI