giovedì 2 giugno 2016
Ieri (“Osservatore”, p.1) l'Alto commissariato dell'Onu informa da Ginevra: «Per i migranti il 2016 è anno di morte. Quasi novecento vittime in una settimana». Ancora ieri (“Il Foglio”, p 2) Adriano Sofri: «Due uomini sono passati accanto alla giovane donna che chiedeva aiuto, prima di essere bruciata a morte: uno ha dichiarato che la giovane donna si sbracciava, lui non ha capito che chiedeva aiuto. I governanti di settecento milioni di abitanti dell'Europa hanno guardato la tv nella scorsa settimana, hanno visto innumerevoli esseri umani che si sbracciavano, e non hanno capito che chiedevano aiuto: sono annegati». Due quotidiani molto diversi qui convergenti: al centro una donna, vittima di violenza ripetuta e poi repentinamente omicida, e «quasi novecento» vittime di una realtà protratta per decenni, fatta di sfruttamento colonialistico, di sottrazione di ricchezze da parte di chi ora “guarda la tv” e non capisce che deve aiutare, e non può volgersi altrove o semplicemente lamentare altre urgenze importanti, ma non tragiche. “Femminicidi” da una parte, etnocidi dall'altra: una sola realtà di peccato che grida vendetta agli occhi di chi è Padre di tutti gli uomini e di tutte le donne di ogni nazione, di ogni colore, di ogni religione. Qualcuno forse dalle nostre parti dimentica che figli di Dio sono tutti gli uomini e tutte le donne, di ogni razza e di ogni religione e che il Battesimo non privilegia alcuni a discapito di altri che contano meno, come “deprezzati”. Esso è l'annuncio visibile e comunitario di una paternità che di suo non ha alcun limite: Dio crea solo per salvare, non per dividere i suoi dagli altri. Creazione e chiamata universale alla salvezza sono l'Abc dell'annuncio cristiano. Chi le separa non ha capito Dio rivelato in Gesù, anche se crede di averlo in tasca.
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