martedì 2 giugno 2020
Leggo con stupore che la maggior parte degli adolescenti americani soffrono di impotenza precoce, mentre le ragazze si dimostrano sempre meno interessate alle vicende sessuali. Non vi trovo nulla di strano. La sacralità del sesso è diventata, ormai da decenni, l'ultimo appiglio spendibile per rendere "appetitosa" qualsivoglia merce, dal silicone agli scaldabagni. Ormoni "obesi", tante ne hanno viste in età ben antecedente quella dichiarata per legge, non riescono più a interessarsi a un miracolo della natura reso ossessivo coadiuvante alle vendite. Per non parlare delle decine di milioni (lo riscrivo per puntualizzarlo: "decine di milioni") di filmati hard che qualunque dodicenne ha agio di vedere malgrado le assurde forme di censura che mimano le loro funzioni, tipo le schermate che negli appositi siti, tra i più seguiti al mondo, chiedono all'anonimo utente, per rapidissima "autocertificazione digitale", se è maggiorenne o meno. Così, partendo da un'ottica (è il caso di dirlo) sovraccarica, l'immaginazione s'immola sull'altare del tutto e subito che, risicando sempre più i margini, diventa tutto e mai. Leggevo poco tempo fa Sant'Agostino, e provavo quasi un'indebita tenerezza per la sacralità che attribuiva al sentimento dell'unione sessuale (De bono coniugalis, I-3).
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