mercoledì 7 settembre 2016
Il valore del cibo, un tema che nel nostro Paese vive continue contraddizioni. Nelle cittadine del Nord il caffè costa 1 euro e 10, ma sei vai al Sud te lo servono a 60 centesimi e magari è più buono. Non parliamo poi di osterie, dove il divario è ancora più marcato. Giovedì prossimo a Corsico, hinterland milanese, all'Antica Stazione di Posta a Cavallo, locale dove passare il tempo in serenità, inaugurano il primo ristorante gastroeconomico. Un modello curioso, giacché ognuna delle 25 preparazioni di gastronomia costa 1 euro. Tutto a 1 euro, in porzioni da 50 grammi, per cui con 5 euro puoi fare un pasto variando gli alimenti e assumendo la giusta quantità di cibo. Ma soprattutto puoi risparmiare, nel segno del "cibo buono per tutti". Ora, non so come e quando questa impresa raggiungerà l'equilibrio economico, ma di certo avranno fatto i loro conti e, se il progetto riesce, la provocazione è forte. Quale valore ha il cibo? Me lo sono chiesto l'altro giorno a Carmagnola, in Piemonte, alla festa del peperone (con 2,5 euro ne ho acquistato un chilo), quando tre ragazzi hanno presentato la loro start up: Fanceat. In pratica hanno radunato una cinquantina di ristoranti e hanno loro proposto di vendere un menu completo col sistema del delivery. Tu ordini dal sito una scatola che, a seconda della distanza, ti viene recapitata entro 24 ore. Dentro ci sono prodotti semilavorati e le istruzioni per assemblarli. Davanti ai nostri occhi in un quarto d'ora hanno composto un menu che annoverava anche l'inflazionatissimo uovo cotto a bassa temperatura con salsa di peperone. Una squisitezza. Ma se pensi che con l'uovo a bassa temperatura i ristoranti ti vendono un piatto che varia dai 12 ai 18 euro, qualcosa non torna. Il sistema di Fanceat m'ha fatto pensare ai cuochi che vanno in tv: lo potranno fare sempre più tranquillamente, visto che molte cucine cosiddette stellate stanno diventando assemblaggi di prodotti, magari neppure cucinati in loco, ma consegnati da quei camioncini gourmet che ci hanno propinato la stessa guancia di maialino cotto a bassa temperatura in Sicilia come in Trentino. Poi basta variare le salse e il gioco è fatto. Se chiedi un'insalata di stagione vanno nel panico, al massimo ti servono la misticanza tratta da una busta (gourmet si intende) procurata dal mitico camioncino. Sorprende che nell'era della tracciabilità, nessuno pretenda dai ristoranti di sapere chi è il fornitore di quella guancia di maiale. Sarebbe scandaloso scoprire il prezzo sorgente di un piatto, proposto magari intorno ai 20 euro. Urge un'operazione verità, pena l'appiattimento verso l'alto di una risorsa fin troppo sbandierata, la cosiddetta Alta cucina italiana. Sempre più Alta nei prezzi, a prescindere dalla qualità.
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