sabato 25 marzo 2017
La macchina sembrava si fosse gonfiata durante la notte, o le strade del centro si erano forse ristrette? In ogni caso era difficile questa mattina passare indenni tra i posteggi dei mille motorini appoggiati alle mura dei palazzi che, in questo variopinto disordine, sembravano aver perduto l'antica serietà. E mentre trattenevo il respiro quando l'autista rasentava con garbo gli angoli acuti, le curve strette del centro, mi venivano alla mente, forse per il contrasto della situazione, le rare passeggiate fatte con mia madre e mio padre. Guardavano le vetrine eleganti e uno diceva all'altro: «Ti piace? Allora lo compreremo domani». Si trattava di un abito o di altro oggetto che le finanze della famiglia, quando mio padre era impiegato del Vaticano, non avrebbero mai potuto sopportare. Era un gioco che i miei genitori offrivano l'uno all'altro per alleggerire la tensione di quegli anni difficili sotto la dittatura. Questo pensavo oggi, mentre nell'elegante sala Zuccari di Palazzo Giustiniani la Fondazione De Gasperi chiedeva ai rappresentanti di fondazioni e di centri studi quanto l'Unione europea fosse ancora capace di offrire un futuro positivo o se tutto è stato solo un sogno irraggiungibile. Il destino dell'Europa, dopo tanti anni nei quali si è costruito solidarietà, si è cercato sicurezza, si sono raggiunte soluzioni comuni, oggi sembra chieda aiuto perché le manca il respiro. Il primitivo entusiasmo sembra appassito di fronte alle difficoltà che ogni strada impone se non viene supportata da un'idea nuova, o dalla visione di un'unità politica che sola potrebbe sostenere il futuro dei popoli europei. «Se noi costruiremo soltanto amministrazioni comuni, senza una volontà politica superiore vivificata da un organismo centrale nel quale le volontà nazionali si incontrino in una sintesi superiore, rischieremo che l'attività europea appaia, al confronto della vitalità nazionale, senza calore, senza vita ideale; potrebbe anche apparire ad un certo momento una sovrastruttura superflua e forse oppressiva...» Parole di De Gasperi negli anni '50 che dovrebbero essere lette oggi per ritrovare il coraggio, la forza, la fiducia che la strada incominciata 60 anni fa è ancora valida, ma ha bisogno che i nostri popoli non si accontentino di sole opere nel campo dell'economia e operino per l'unità politica. Senza questo passo per l'Europa non ci sarà futuro.
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