giovedì 27 novembre 2008
Ci sono o ci fanno? Ieri Dario Fertilio ("Corsera", p. 43: "Il Vaticano rilegge Galileo"") riferendosi a parole di mons. Ravasi scrive che "il 2009, pare, sarà l'anno che scoppierà la pace tra la Chiesa cattolica e Galileo". Già: ci sarà una statua nei Giardini vaticani e la Santa Sede parteciperà alle celebrazioni dell'Anno Galileiano. Poi domanda: "il 2009 sarà l'anno di una 'quasi appropriazione' di Galileo da parte della Chiesa?" Leggi e pensi: ma non si sa che di Galileo parlò nel 2000 Giovanni Paolo II nella grande richiesta del perdono giubilare? E non si sa che Paolo VI nel 1965 fece stampare apposta dalla Editrice Vaticana la biografia positiva di Galileo scritta dal grande storico Pio Paschini fino allora bloccata dal S. Offizio, e volle che il riferimento fosse inserito nella Gaudium et Spes, il grande documento conciliare sul rapporto Chiesa/Mondo? Altro caso, attuale: il Papa ha scritto al sen. Pera che tra religioni diverse il dialogo non può essere sulla fede, ma solo culturale e sociale e sui giornali - in particolare ieri Gravagnuolo sull'"Unità" (p. 39) - l'accusa per ambedue è di irrazionale intolleranza e chiusura. Eppure quella tesi, già notissima, è perfettamente ragionevole. Può infatti la Chiesa cattolica discutere con l'Islam della profeticità di Maometto o della verità di Allàh, e viceversa della divinità di Cristo? Ogni dialogo deve avere basi comuni, che nel caso sono culturali e sociali. E invece con protestanti e ortodossi la Chiesa può discutere di fede, proprio perché la base comune è religiosa. Difficile da capire? Ma forse qualcuno c'è proprio.
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