martedì 2 luglio 2019
Botte sofferte e risposta pronta. “Espresso” (30/6, p 3) vignetta di Altan con dialogo perplesso: «Dio ci ha donato la vita, Babbo! E si chiama Pietro, ha detto». Da restituire, quindi (“si chiama Pietro e ritorna indietro...”) Solo ironia? Pensiamoci. Vale sempre la pena, qui con una strana mia associazione. In questi giorni la Santa Sede ha pubblicato “Orientamenti pastorali circa la registrazione civile del Clero in Cina”. “Pastorali”, quindi destinati alla comunità e ai suoi pastori: «Suggerimenti nel rispetto della libertà di coscienza», come (p.3) titola Andrea Tornielli. Qui sabato l'editoriale di Agostino Giovagnoli – «Chiesa e luce anche in Cina» – mette in chiaro testi e intenzioni. Dopo tanti anni difficili un passo avanti innegabile, con la “salvezza delle anime” – anche in Cina uomini e donne hanno l'anima – “criterio supremo” sempre e per sempre. Nessun cambiamento di dottrina, quindi, ma in pagina rimbalza qualche vera stranezza, tra brontolii più o meno espliciti e critiche singolari. Questa (già 29/6, p. 2) sul “Foglio”: «Il Vaticano istruisce i preti cinesi: ammiccate al regime ma siate fedeli al Papa». I due verbi fanno a pugni tra loro, ma qualche antico veleno torna a farsi sentire. In questi giorni altri commenti e una singolare annotazione: “contro” – potrei fare l'elenco – persone e pagine notissime che ai tempi di Papa Giovanni e soprattutto di Paolo VI scrivevano fuoco e fiamme contro la “Ostpolitik” di Casaroli e Silvestrini, con offese al Papa stesso. Ricordo manifesti contro “Maolo VI” (proprio così). Affari interni di politicanti non solo italiani, allora come oggi. Nei fatti quella Ostpolitik ha anche aperto la via alla presenza in Concilio di cardinali e vescovi dell'Est, e in fin dei conti all'elezione di Giovanni Paolo II, con quello che poi di fatto ha significato. Pensiamoci, quindi!
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