martedì 12 maggio 2020
L'operazione è riuscita. Prim'ancora che uscisse in libreria la biografia di Chiellini è come se l'avessero letta tutti. Un bel lancio, diciamo la verità. «Io, Giorgio»? «Massì, è quel libro dove Chiellini dice che Balotelli è un cretino». E chi gliela toglie questa fama nel Paese in cui si comprano pochi libri che non si leggono? Ma no – mi dicono – non esser caustico, è un libro i cui proventi andranno tutti in beneficenza alla fondazione creata da Giorgio per assistere ragazzini sfortunati. Bene – dico io
–allora diteglielo, a quei ragazzi, che gran parte dei soldi li devono a Balotelli. Siamo in una radio, la difesa del libro è forte, interessata anche. Ma si butta acqua sul fuoco: son cose che si dicono, dai...come l'odio per l'Inter, è un modo di dire.... Poi il conduttore chiama la voce del popolo, e la voce arriva: «Sono d'accordo con Chiellini, Balotelli è...» (Immaginate). E un altro: «Per sapere che Balotelli è una mela marcia non c'era bisogno di Chiellini...». E ancora: «Finalmente uno che dice quel che pensa». Vero, ma per favore passate anche quella battuta di Balotelli che risponde a Chiellini: «Non hai il coraggio di dire le cose in faccia, da vero uomo». Ohibò. «Vero uomo» è un richiamo storico, ricorda Bobo Vieri che, rivolto a molti giornalisti (e giornaliste) disse senza timore: «Sono più uomo di tutti voi messi insieme», come ricorda Stefano Bartezzaghi nel suo libro Non se ne può più dedicato ai «logori stereotipi della chiacchiera». E Berlusconi che definì Mario «mela marcia»?. Di lì a poco il Milan dei bravi ragazzi diventò una mela avvelenata che fa ancora vittime... L'operazione marketing è riuscita, d'accordo, l'editore ha passato ai media quell'anticipazione “audace” e l'hanno ripresa tutti, moi aussi. Bene per il libro, peccato per Giorgio. Non voglio rammendare lo strappo – lui è dottore, mi suggeriscono, saprà difendersi da solo – voglio dire che non me la sento di condannarlo per una battuta infelice che gli hanno fatto indossare come uno smoking, non con la divisa da campo che rende leciti anche certi suoi interventi “assassini”, come si diceva un tempo quando non esisteva l'ipocrisia del politicamente corretto. Killer? Spaccagambe? No, semplicemente “rude difensore”. Che a me sta bene in tutte le salse, calciatore e uomo, insomma, che non è un ossimoro. Sentite cosa dicevo di lui in queste pagine il 30 marzo scorso: «Giorgio è il vero capitano della Juventus...ma i gradi conquistati sul campo anche come guida dei compagni non sono tutto: il rude difensore – ah ah – bianconero che ha partecipato alla conquista di otto scudetti consecutivi e di plurime coppe nazionali e europee ed è prossimo all'abbandono dell'attivitá per raggiunti limiti d'etá (36 anni) sta giá mutandosi in abile dirigente al punto di meritare un pur immaturo confronto con Giampiero Boniperti». Boniperti?! Boccaccia mia statti zitta! – gridava tal Provolino cinquant'anni fa. Dovrei imitarlo. E invece ricordo che Benito Lorenzi lo battezzò “Marisa” non perché fosse un angelico pedatore ma proprio per sbugiardare quei cronisti “angelici” che evitavano di cantare le imprese di quel pedatore biondo che picchiava come un fabbro. Giorgio, scusami: quando puoi, quando te la senti, fai una carezza a Mario Balotelli. Lui, ne son sicuro, ti vuole bene. E l'apprezzerà, restando se stesso. Ahilui.
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