martedì 27 settembre 2016
Segno fragile, il germoglio. Va curato e custodito perché la novità di vita che racchiude in sé possa esprimersi in tutta la sua bellezza. Per questo gli hanno dato nome "Nabot", prendendo a prestito ciò che in ebraico significa appunto "germoglio": un progetto che si pone l'obiettivo di creare lavoro per aiutare persone che vivono particolari difficoltà.Nata su impulso della Caritas diocesana di Chiavari per trovare risposta alla grande mancanza di lavoro sul territorio, questa cooperativa sociale ha presto raccolto storie di emarginazione, di carcere, stranieri in cerca di occupazione, vissuti attraversati da ferite profonde. Prende così corpo l'idea di dedicarsi al recupero di terreni privati incolti e infestati da erbacce per farli nuovamente fruttificare.Una delle prime aree è quella adiacente l'Abbazia di Borzone, nel comune di Borzonasca. Ripulita dopo anni di incuria, oggi vi si coltivano svariati ortaggi ed è stato recuperato un antico uliveto. Olive che vengono prodotte anche in altri terreni concessi in comodato gratuito da privati a Sant'Andrea di Rovereto e in Valle Sturla. La cooperativa è composta da 21 soci lavoratori sia italiani sia stranieri, tra loro anche due detenuti che lavorano in carcere.Dal passaparola e dai contatti intessuti in questi anni, la Nabot viene sempre più cercata per valorizzare il territorio e per altri servizi. Ma la gioia più grande è la scoperta che dopo la grande gelata la primavera è veramente arrivata nella vita di tante persone.
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