domenica 15 dicembre 2013
Invecchiando mia moglie ha perduto la memoria. Anche dei fatti importanti della sua esistenza conserva un ricordo sbiadito: quasi le si stiano cancellando dall'anima. Ieri mattina però piangeva la sorella, morta da non pochi anni. Una sorella quasi coetanea: tra loro c'era stato un forte legame finché la vita, per una lunga parte del suo scorrere, non le aveva separate. E adesso mia moglie cedeva a un pianto inatteso e inconsolabile. Il suo pareva un dolore nuovo, senza riparo, per un evento appena accaduto. Sedeva al tavolo da pranzo, con le due bottigliette d'acqua che ogni mattina deve bere, senza sete, per non finire disidratata; e che costituiscono una delle fatiche (vere) dell'esistenza sua e mia. E non smetteva di piangere guardando, sull'angoliera di fronte, la fotografia della sorella: un viso di donna matura, ormai appannato, minacciato da un'ombra. Era stata viva d'un singolare, insondabile appetito di vita (accanita rocciatrice, in stagioni lontane…); che le era mancato prima del tempo, lasciandola come svuotata. Era stata anche bella: una di quelle ragazze che rimangono nella memoria di una piccola città, dentro un milieu sociale e una fascia d'età - o solo fra i reduci d'un antico triennio di liceo. Che belle giornate avevamo passato insieme: allora chi l'avrebbe detto?
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: