domenica 18 ottobre 2015
Una ventata di pessimo gusto ha invaso la stampa laicista. Invece di apprezzare la fatica e le difficoltà del Sinodo, che documentano la serietà e la passione dei Padri per aggiornare la famiglia e aiutarla a superare la sua crisi e farne scoprire la bellezza e il valore, quei giornali hanno deciso di non prenderle sul serio. Lo stesso si può dire per il Giubileo, che è sì un fatto religioso, ma anche un "evento" che coinvolge Roma innanzitutto e pure il Paese: «Francesco, lasci in pace Roma. Santità non poteva evitarci il Giubileo?». E il giorno dopo: «Aiuto, la Chiesa pop ci sta sommergendo». Così Il Fatto (mercoledì e giovedì 14 e 15). Lo stesso giornale ha pubblicato (domenica 11) la nona puntata della sua «Inchiesta sui cattolici», ma sembra rimasto all'anticlericalismo degli anni lontani, di quando i fedeli «avevano l'aspetto rétro di baciapile» o «non camminavano con le proprie gambe». Non basta: martedì 13, sempre su Il Fatto è comparsa una ricostruzione immaginaria dei tentativi telefonici del sindaco Marino di avere udienza dal Papa, scritta dalla blogger Selvaggia Lucarelli e che sembra un testo per una piéce da teatro di settima categoria in cui mette in bocca a Francesco, irritato, una sfilza di parolacce irriferibili, da osteria. Su Libero (mercoledì 14, laicismo sul fronte opposto) un cronista noto come «molto cattolico» ha parlato della «parte cattolica del Sinodo» per distinguerla dal «partito bergogliano»: sembrava Il Fatto. Sabato 3, invece, La Repubblica aveva chiesto «Cosa hanno in comune il Papa e Xi Jinping», cioè il leader del Partito Comunista cinese. Infine, un articolo del Foglio (venerdì 2) s'iniziava chiedendo «A cosa serve una monaca di clausura?» e si concludeva così: «Al Giudizio finale le masse batteranno le mani allo show dell'Apocalisse e si faranno un selfie col diavolo che se le porta». Giornalismo laicista in crisi di mestiere. Più del matrimonio.LA SCONFITTA«La battaglia è vinta, ma nessuno può sorridere. Sono finite le sofferenze di Andrea, la dodicenne affetta da una malattia neurodegenerativa» (La Stampa domenica 11). La «vittoria» ha «diviso la Spagna» e già questo non dovrebbe ispirare pindarici epicedi di vittoria sull'altra metà. In primo luogo, perché una morte provocata per fame e per sete non è mai una vittoria, qualunque sia il giudizio dei vincitori sull'eutanasia. È sconfitta la medicina, sono sconfitti medici e genitori, è sconfitta la ragione, la magistratura che ha «concesso» una morte giudiziaria, soprattutto è sconfitta una vita giovanissima ridotta a una cosa di cui si può fare a meno. ANELLI MANCANTICome sempre accade in questi casi, anche Il Giorno ha classificato «l'anello mancante dell'evoluzione» i resti dell'Homo Naledi scoperti in una grotta nel Sudafrica. Ma di quanti anelli mancanti è fatta la catena dell'evoluzione dell'uomo?
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