sabato 15 dicembre 2018
Cherif Chekatt, 29 anni ucciso su una strada di Strasburgo. La gente che assiste alla tua morte batte le mani. Qual è stata la tua vita? Tua madre ti avrà accarezzato quando eri bambino, avrai giocato con gli amici, avrai imparato a scrivere. Chi ti avrà parlato la prima volta della tua religione, di quel paradiso che si guadagna uccidendo gli infedeli? Chi ha sconvolto la tua anima e come hai potuto vivere la tua giovinezza tra le condanne meritate, le fughe, per morire poi una notte sulla strada della tua città che da qualche ora ti dava la caccia come si fa con una belva pericolosa. Finisce così la tua vita senza pace dopo aver ucciso e ferito in pochi minuti persone che passeggiavano tra le luci del Natale. Quale oscurità avevi coltivato nella tua anima verso la vita degli altri e chi infine ti ha mandato a sparare con la freddezza di un compito da portare a termine da solo, senza paura di perdere la vita? Ed ora chi piange per te? Lo stato islamico ha avvertito: «Era un nostro soldato». Le vittime della tua fede cieca hanno le nostre lacrime e la nostra preghiera, ma la tua anima da chi sarà stata raccolta? E il mistero al quale non sappiamo rispondere se non con la speranza della fede in quel figlio di Dio che ha conosciuto la terra, che ha amato e pianto, che ha visto l'odio e la paura, che ha insegnato il perdono e la speranza. Ci ha insegnato come lavorare per la pace, come andare incontro al dolore degli altri, come credere che il bene fa una sua strada difficile dove non mancano vittime innocenti, ma che vive di coraggio e di volontà. E ora più che mai ci pone davanti al compito più grande di costruire una comunità di popoli in cammino verso una vita condivisa di lavoro e di fede e alla capacità dell'uomo di costruire un futuro positivo assieme, eliminando antiche ostilità, inutili differenze. Cercare ciò che unisce più che quello che ci divide, andare incontro a chi ha meno possibilità o anche capacità di ritrovare una via più certa per il cammino comune. Perché questa è l'unica via che abbiamo davanti a noi se vogliamo salvarci da un'ultima spaventosa guerra che a volte appare all'orizzonte come un'ombra oscura. Senza rendercene conto viviamo in un tempo di rivoluzioni pacifiche nella nostra Europa dove, forse con troppa lentezza e certo senza l'entusiasmo dei primi anni, cerchiamo di costruire quella unità che dovrebbe garantirci pace e una vita migliore. Abbiamo bisogno di nuovo coraggio e di un impegno più vivace e più vicino al nostro tempo. Abbiamo bisogno di fede giovane che difficilmente ha trovato questi ultimi decenni una scuola di iniziative coraggiose di spinte ideali, di nuove ragioni per una condivisione costruttiva di un futuro diverso. È il tempo di stringere il cerchio dei popoli d'Europa per una più veloce strada e costruire su un primo coraggioso passato qualcosa di nuovo che dia entusiasmo ai giovani di oggi. Il mercatino di Natale di Strasburgo ha già riacceso le luci.
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