giovedì 22 ottobre 2015
«In nome del Papa Re»: così Massimo Gramellini ("La Stampa", 20/10) che però non pensa al film di Luigi Magni, ma a Papa Francesco, il cui "regnare" risulta ben diverso da quello di Leone XII. Lui scrive di farlo «umilmente e sommessamente». Beh! In un pezzo di prima pagina? Vediamo. Il vicedirettore de "La Stampa", quotidiano che col suo "Vatican Insider" dà in rete cose molto buone e serie sul tema Chiesa, scrive che «Francesco sta esagerando». E perché? Perché ha parlato del diritto alla casa, uno dei tre che ricorda spesso (e anche all'Onu, davanti ai rappresentanti di tutte le nazioni): terra, casa e pane. E lui? «Da laico mi infastidisce di più la sua attenzione, esasperata e ormai esasperante verso tutto ciò che accade nella Capitale di uno Stato estero confinante»: Roma. Dunque se il Vescovo di Roma si preoccupa – testuale – «per gli scandali che hanno colpito la città» Gramellini è infastidito. A lui infatti non risulta che «il Capo della Chiesa universale abbia fatto lo stesso per gli scandali in altri posti del globo». Che dire? Che l'ottimo collega non legge altri giornali (e il suo stesso), non guarda i tg e ascolta assai poco lo stesso Papa, perché altrimenti non avrebbe scritto così, come se Francesco avesse parlato delle questioni del Comune e non di vicende della sua Diocesi. Certo: a ciascuno le sue allergie, ma se Gramellini detesta – come appare – «l'ennesimo Giubileo», è un problema suo, a meno che non pretenda che tutti coloro che parlano di Giubileo e diritti dell'uomo prima gli chiedano licenza. I Papi Re in questo "tempo che fa" sono proprio finiti, e coloro che oggi pensano di essere almeno "prìncipi" in pagina e sugli schermi di uno Stato che dal 1871 ha in Roma la sua capitale debbono saperlo. A proposito: Francesco si è preoccupato e ha chiesto perdono anche per gli scandali che hanno toccato «il Vaticano». Un «fastidio» anche questo?
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI