sabato 28 aprile 2018
Una ricerca dagli aspetti insieme inquietanti e promettenti è stata resa nota della «Mit Technology Review». Un team di scienziati ha tenuto in vita cervelli di maiale fuori dal corpo, mantenendoli rianimati fino a un massimo di 36 ore, con una minima attività elettrica dei neuroni, simile a quella del coma. L'esperimento è stato condotto negli Usa, alla Yale University, dal gruppo del neuroscienziato Nenad Sestan.
I cervelli sarebbero stati recuperati da un macello e per mantenere le cellule in vita sarebbe stato utilizzato un sistema chiamato "BrainEx" – fatto di pompe, riscaldatori e sacche di sangue artificiale – che permette di far circolare attraverso l'organo e fin nelle aree più profonde un fluido ricco di ossigeno. Secondo Sestan, l'esperimento potrebbe aiutare ad analizzare come funziona il cervello e permetterebbe studi su trattamenti sperimentali per malattie dal cancro alla demenza.
La notizia è rimbalzata sui media internazionali, non senza suscitare riflessioni sulle implicazioni del test e considerazioni di carattere etico. Si è parlato di un passo che potrebbe cambiare la definizione stessa di morte, di un nuovo modo per studiare cervelli intatti in laboratorio con dettagli stupefacenti, ma anche di una ipotetica nuova possibilità nell'estensione della vita, se si riuscisse mai a mantenere cervelli umani con un supporto vitale al di fuori del corpo. E c'è anche chi ha ricordato i progetti di trapiantato di testa su un individuo vivente malato, progettato dal neuroscienziato italiano Canavero.
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