giovedì 9 maggio 2013
Qui martedì in prima: «Andreotti, ora è solo luce». In quell'«ora» la ferma speranza di una misericordia creduta (ma anche l'eco dell'ombra che ha pesato sullo statista). Ieri però (“La Stampa”, p. 1) Massimo Gramellini è indignato con “Avvenire”, ma lo cita così: «Ora Andreotti è solo luce». La “nostra” speranza di fede trasformata in giudizio sulla persona e sulla sua vita per scandalizzarsi ed esporre un'“ombra” dolorosa per altri innocenti. Non giornalismo, ma pregiudizio che allinea tutto come conviene: indecente. Per noi il vero giudizio sulle persone, vive o morte, spetta a un Altro. Ed è l'occasione per una riflessione più vasta, e più terra terra... C'è in giro una legione di “vedove inconsolate”, ma in realtà mai state “sposate”: scrivono desolatamente «Moriremo democristiani» (“Espresso”, 9/5, p. 42-45) perché nel «nuovo Governo» sarebbe tornata al potere la Dc. Moriranno democristiani? Ma non lo sono mai stati! Perché piangono, allora? Ecco (“Il Sole 24Ore”, 28/4, p. 43) il lamento di Massimo Teodori: «Liberali schiacciati dalle due Chiese». Tutti i mali italiani vengono dal «centro cattolicheggiante» e dalla «sinistra comunisteggiante», col nodo del «compromesso storico di Berlinguer» nella scia di Togliatti che strangola «la concezione liberale (di) una visione incentrata sui diritti individuali». E il ritornello torna anche ieri sul nuovo Governo: per Barbara Spinelli (“Repubblica”, pp. 1 e 25) la colpa di tutto è dell'«integralismo della Chiesa», e sul “Corsera” (p. 13) ancora il dilagante Teodori ricorda agro «le fortune di Andreotti dovute anche all'appoggio» di Berlinguer che voleva «il dialogo coi poteri cattolici»! Insomma: sempre “vedovi”, eppure mai sposati: non vero che «moriranno democristiani»: non lo sono mai stati. Forse non sono mai nati a una serena libertà, o forse sono già morti, ma non lo sanno ancora. P. S.: se serve a qualcuno, Malpelo non è mai stato democristiano.
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