giovedì 23 dicembre 2010
«Sguardi capovolti"»: così ieri qui nel titolo dell'editoriale (p. 2) sulla conversione del grande J.H. Newman ricordata da Benedetto XVI. In realtà, e senza conversioni, di cose capovolte son piene certe pagine. Sull'unghia, perentorio ieri Alessandro Campi sul "Riformista" (p. 1): «Chiesa, l'ingerenza è troppa»! E perché? Per «il sollievo con cui esponenti di spicco della Chiesa hanno salutato la mancata sfiducia al governo». E allora? Un esponente di spicco della Chiesa non ha forse il diritto di ritenere che in una fase come questa una crisi di governo e di legislatura sia pericolosa? C'è qualche ragione obiettiva che lo vieti? Ogni tanto, e da decenni, anche spiccate intelligenze fanno appello al Concordato, da ultimo ("Corsera", 17/12, p. 54) il mio amico Massimo Teodori, e qui già tante volte ho chiesto di sapere quali commi del Concordato impediscano a un uomo di Chiesa " di spicco o no " di dare una sua libera valutazione su cose italiane. In risposta solo silenzi. Dire che si tratta di due entità «indipendenti e sovrane» non ha senso: lo sono anche Italia, Usa, Francia, ecc. e autorevoli pubblici giudizi reciproci sono di ogni giorno. Dunque: il cardinale Bagnasco, arcivescovo di Genova, presidente della Cei, ha detto che «la continuità» che evita le elezioni anticipate gli è parsa una cosa positiva. Si sa che è parsa tale anche al presidente Napolitano, e ieri lo hanno detto anche Veltroni ("Unità", p. 5: «il primo obiettivo per le forze responsabili è evitare le elezioni nell'interesse dell'Italia») e Fini ("Corsera", p. 12). E poi, ogni giorno e in ogni pagina, politici italiani «di spicco» dicono la loro su Santa Sede e Chiesa. E allora? Sguardi capovolti!
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