venerdì 30 maggio 2014
Guido Ceronetti: dicono che scrive così bene che può permettersi tutto. Forse perciò di recente su “Repubblica” ha ricordato Sergio Quinzio come se il suo «spes contra spem» fosse del tutto privo di fede. Ingiusto, per chi ha conosciuto Sergio! Ieri ancora su “Repubblica” (p. 36: «Non cercate la storia leggendo la Bibbia») ricorda Gino Girolomoni, appassionato di luoghi come Negev e Sinai «col pensiero che in quei sassi, sabbie, reperti millenari c'era il ricordo di un contatto ineffabile tra uomo e divinità», là ove «Mosè parlava con Dio». Così «Gino era felice» – scrive – e «io annuivo, non gli opponevo il mio scetticismo». Un illuso, Gino, ma ora è morto e Guido annuncia che oggi «gli archeologi smontano la verità intoccabile dell'Antico Testamento». Leggi e ti meravigli: uno come lui al livello di strilloni da baraccone? «Verità intoccabile»? Mai sentito di «generi letterari»? Mai letto che nelle culture antiche, quindi anche nell'Antico Testamento, “storia” ha una valenza in cui fatti veri, credenze, memorie e speranze di popolo si coniugano senza negarsi? Mai sentito distinguere verità “salvifica” da verità “scientifica” e anche da verità propriamente storica in senso moderno? Strano e brutto ritardo.
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