domenica 6 aprile 2003
Paragoni e idee confuse. Ieri su "Repubblica" (p.5) rassegna delle "componenti" dell'attuale ex Ulivo: "Rutelli boys, Ex Dc, Prodiani, Cossuttiani, Diniani, Martelliani, Verdi, Ds fassiniani, Ds correntone, Ds liberal, Ds dalemiani, Ufficiali di riserva". Dodici, come gli apostoli, senza un "messia" e senza "vangelo"! E la situazione della maggioranza pare analoga: da Bossi a De Michelis, passando per Berlusconi, Buttiglione, Fini, Gasparri e altri. Letto e passato oltre, la cosa torna in mente a leggere due titoli a p. 13 di "Liberazione": "L'assolo di Francesco e la banda di Piero" e "Ruini: sempre più convinto il rifiuto della guerra". Un parallelo forse involontario tra sinistra politica e Chiesa italiana, con la sottolineatura delle diversità nei due campi, a metà tra analisi della realtà e chiacchiera supponente. Si vivisezionano le sfumature anche quando si tratta della Chiesa, proprio come se fosse un partito. Di qui l'autopsia supponente di un tranquillo discorso del cardinale Ruini cui si attribuisce - nero su bianco - "una giostra di parole lungo discorsi accorti, sempre assillato dal timore di aprire varchi a sinistra"". Ma non è un difetto, ad una certa età, non capire la differenza tra partiti e Chiesa? Quelli sono uniti dalla prassi, e ciascuno può avere i suoi principi ideali. Questa è unita dai principi, cioè dalla fede, e dove essa non è in gioco non ha paura della libertà di scelte concrete. Una prassi eterogenea in un partito è il caos. E si vede. In una Chiesa può anche essere una ricchezza. Chi ha idee chiare vede anche questo. È "laicità", in pagina"
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